giovedì 28 luglio 2011

Altri pensieri in libertà di inizio anno (2011)

Rivedere quanto si affermava tempo fa è un'ottima abitudine, che serve a comprendere la propria pochezza o, al contrario, a rafforzare le proprie convinzioni. Seguono alcune considerazioni che risalgono all'inizio dell'anno in corso. Mi pare di poterle ancora sottoscrivere.

13/01/2011
Si discute in tutto il Paese di referendum alla Fiat, di verdetto della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento, sulle alleanze di governo per scongiurare le elezioni anticipate. Problemi importanti, ma di scarsa rilevanza se non per i diretti interessati, ovvero gli operai della Fiat, che non investirebbe in mancanza di un ampio consenso alle condizioni contrattuali proposte. Mi sembra ridicolo, non solo anacronistico, pensare che la proposta di Marchionne venga interpretata dai Landini e dalle Camusso come un ricatto, che lede i diritti fondamentali della classe operaia, di cui si professano paladini, senza rendersi conto che a fianco dei diritti esistono precisi doveri, che raramente questi dirigenti sindacali hanno spiegato alle migliaia di loro iscritti, per i quali l'assenza in concomitanza di un giorno pre o post festivo è del tutto giustificata, per i quali una partita in diretta ha la precedenza sul loro dovere professionale, per i quali la presenza, non dico il lavoro, in un ufficio pubblico è discrezionale e può essere interrotta a piacere per esigenze personali, a patto che qualche collega timbri il cartellino. Non sono sprovveduto al punto da pensare che cose del genere non succedano anche altrove, ma in Italia ed in altri Paesi dell'area mediterranea il fenomeno ha assunto dimensioni tali da risvegliare persino le ire del nostro Brunetta, che ha fatto della campagna contro i fannulloni la sua bandiera politica ed ora vive di rendita. Non so quanto la sua azione sia stata efficace e/o duratura, ma conosco abbastanza la natura umana per capire che senza un sostanziale cambiamento di atteggiamento di ciascuno di noi, il fenomeno a poco a poco tornerà: il nostro non può essere un atteggiamento di rassegnazione, ma dobbiamo denunciare i furbi, perché è un nostro interesse personale, essi rubano a ciascuno di noi tempo e soldi. Bene fa il sindaco di Bari che recluta i cittadini per scoprire i fannulloni tra i dipendenti delle aziende municipali. Anche se solo un ex magistrato può pensare di passarla liscia con un'azione tanto "disdicevole".

La Corte Costituzionale sta decidendo se una legge approvata dal Parlamento sia o meno in linea con la nostra Costituzione, di volta in volta tirata in ballo quando non si vuole cambiare lo status quo, come se essa fosse promanata direttamente da Dio, e non stesa da un gruppo di uomini che avevano vissuto la vicenda tremenda di una guerra e di una sconfitta vergognosa e stavano cercando con la carta costituzionale di scongiurare la possibilità che si potessero verificare di nuovo condizioni favorevoli al ripetersi di quella tragedia. Il considerare la Costituzione perfetta ed immutabile, l'aver bisogno di un consesso di magistrati per interpretarla, l'uso politico che se ne fa spesso, gli ostacoli oggettivi e legislativi al suo cambiamento anche in parti che appaiono chiaramente anacronistiche, la dicono lunga sulla volontà politica di fare il bene del Paese da parte dei nostri rappresentanti parlamentari.

Ad oggi le sorti del governo Berlusconi sono letteralmente nelle mani di un gruppo di 15 giudici, in maggioranza avversari politici della coalizione di governo. L'esito apparirebbe quindi scontato, se non fosse per i condizionamenti politici cui non possono sottrarsi. Gran parte dell'opposizione e della maggioranza infatti non vogliono elezioni anticipate, per motivi diversi. Il verdetto sarà quindi un ennesimo compromesso degno della tradizione, che scontenterà ufficialmente tutti, ma renderà possibile al governo continuare a vivacchiare, alle opposizioni avere altro tempo per cercare un'improbabile unità d'intenti, più sostanziale del semplice odio per Berlusconi, mentre il resto del Paese continuerà a subire il danno dell'immobilismo e dell'insipienza.
Qui sta il problema: della gente, dei problemi economici spiccioli che ciascuno di noi affronta tutti i giorni, o del disegno di lungo respiro di un nuovo possibile modello di sviluppo, nessuno si preoccupa. L'Italia scivola di anno in anno verso la marginalità economica e verso l'irrilevanza internazionale.
Il nostro Paese può e deve invece diventare il precursore di un nuovo approccio al modello di vita dell'uomo sul nostro straordinario pianeta. E' ormai indispensabile un paradigma nuovo che costituisca un patto tra uomo e natura finalmente rispettoso delle leggi della fisica, che non si piegano al capriccio dei nostri desideri, delle leggi della solidarietà verso i meno fortunati, con la messa a disposizione di tecnologie adatte al loro sviluppo armonico, cosa che comunque è nell'interesse delle società più evolute, dei doveri che abbiamo verso le generazioni future, anche contro l'egoismo ed il tatticismo del nostro agire quotidiano.
L'Italia è geograficamente, culturalmente e sociologicamente nelle condizioni ideali per farsi laboratorio di questo nuovo modello di sviluppo, che preveda un bilancio equilibrato tra risorse impiegate e risorse rigenerate, che consenta di guardare con fiducia al futuro, che sia da stimolo per chi si affaccia alla vita ora e non trova motivazioni per impegno e studio.

Il ruolo dei media
Cito il columnist di Time Joe Klein sul settimanale del 10 gennaio 2011, a proposito della sovraesposizione mediatica della nostra società:

"L'effetto di tutto questo rumore è di dare l'impressione che stia accadendo qualcosa di drammatico, anche quando in realtà non accade alcunché. Diventa quasi impossibile per noi renderci conto dello stato della nazione- e diventa del tutto impossibile occuparsi di minacce astratte di lungo periodo, quali il cambiamento climatico, un sistema educativo poco incisivo ed il cancro economico causato dalla speculazione finanziaria. Questo è l'esatto opposto di quel che i media dovrebbero fare. E' di gran lunga un pericolo maggiore per la Nazione del circo di Sarah Palin o dell'anarchia di Julian Assange. Ogni anno che passa diventa peggio, e non ci vedo proprio alcun rimedio."

Si può senza dubbio trasportare qui da noi, solo cambiando gli oggetti del futile dibattito giornalistico che fa "tanto rumore per nulla", evitando accuratamente di affrontare i problemi seri e reali, ancorché poco attraenti, del lavoro che latita, della giustizia che offre infinite garanzie ai delinquenti e non tutela le loro vittime, del sistema scolastico, che per interesse di pochi viene tenuto nello stato miserevole che tutti sappiamo. Argomenti questi non certo glamour come una litigata nella casa del Grande Fratello o una presunta litigata tra Berlusconi e Tremonti.
Il gossip ed il voyeurismo sono atteggiamenti che fanno vendere. Il resto non vale la pena di essere affrontato.
D'altro canto i messaggi articolati possono essere recepiti da sempre meno persone, perché richiedono una preparazione ed una capacità di pensiero razionale in rapida scomparsa. Ed allora, dal punto di vista dei media, è corretto dare al pubblico solo l'informazione che il pubblico vuole e nella forma che il pubblico è in grado di assimilare: quanto sono lontani gli anni in cui un giornalista televisivo da solo insegnò la lingua italiana a milioni di analfabeti.

Un esempio (26-01-2011)
Da un paio di settimane a questa parte è scoppiato il caso del PM Berlusconi indagato per concussione e pedofilia. I fatti possono essere veri o presunti, ma in ogni caso la scelta di indagare e l'abile regia della diffusione ai media dei contenuti delle indagini da parte della Procura di Milano ancora una volta hanno l'effetto di radicalizzare lo scontro tra quanti sono a favore e quanti sono contro Berlusconi. Per gli uni, il capo può essere al massimo tacciato di imprudenza, per gli altri egli è un mostro che abusa di minorenni, invece di occuparsi dei suoi doveri di premier. Un osservatore esterno e spassionato troverebbe grottesco che in presenza di tali e tanti problemi economici e sociali, in Italia non si parli da settimane che di questo. Semmai si chiederebbe se sia possibile che una nazione occidentale sia retta da simili buontemponi, se il sistema della giustizia che usa sistematicamente armi politiche di delegittimazione dell'avversario sia degno di un Paese civile, anche alla luce del fatto evidente che solo pochi cittadini possono permettersi, come Berlusconi, di spendere tanto per difendersi. Esistono milioni di pratiche civili pendenti, che tali rimangono per anni e condizionano pesantemente la vita ed il benessere di milioni di cittadini, esistono centinaia di migliaia di cause penali, alcune di eccezionale gravità, che richiedono anni, a volte decenni per essere portate alla conclusione. Invece di occuparsi di questo, i magistrati sono liberi di scegliere i sospetti (non già le notizie) di reato che potenzialmente daranno maggiore esposizione mediatica, trampolino di lancio già ampiamente usato da altri per l'ingresso in politica, senza minimamente curarsi delle conseguenze sulla vita di persone innocenti coinvolte, del bene del Paese o dell'interesse generale al buon funzionamento della giustizia. Questo è un esempio lampante dell'assoluta dicotomia tra quanto proclamato e quanto compiuto da parte di una categoria di cittadini illustri, investiti del potere di giudicare e perseguire i propri simili e spesso dimentichi della responsabilità che questo comporta.

Buonsenso vorrebbe che Berlusconi facesse un passo indietro e lasciasse ad altri il ruolo di PM, si presentasse di fronte ai giudici e chiarisse i fatti che lo riguardano. Buonsenso vorrebbe che, una volta accertata l'eventuale inconsistenza delle accuse, ai magistrati che hanno promosso e condotto l'indagine, con impiego di ingenti mezzi e risorse, venisse imputato il pagamento di una parte dei costi e li si potesse declassare ad occuparsi di compiti più adatti alla loro scarsa professionalità.
Tutto questo non avverrà, per mancanza di buon senso da una parte e dall'altra: Berlusconi si atteggerà a vittima politica, esigendo dai suoi assoluta fedeltà, i magistrati della procura di Milano continueranno ad insistere, anche contro ogni ragionevole dimostrazione di non imputabilità, sicuri che in caso di totale sconfitta delle loro tesi troveranno comunque aperta la strada della carriera politica tra le file di partiti di opposizione pronti ad accoglierli e candidarli.
Pazzesco!

Di seguito un commento ad un articolo apparso su Time a firma Beppe Severgnini, giornalista che stimo, ma che in questa occasione non ha resistito alla tentazione di praticare lo sport nazionale numero due: quello di dir male dell'Italia, specie all'estero.
 
Comment to the Viewpoint of Beppe Severgnini “ Why Does Italy Put Up with Berlusconi?”

Time, February 7, 2011

Let me please give you a second unbiased viewpoint of the Italian supposed anomaly, Berlusconi.
He is a successful entrepreneur who decided to become a politician almost 20 years ago, at a time when traditional political center parties, that were into power, were all but destroyed by an anti corruption campaign, which curiously left untouched the left wing parties, in spite of the fact that they were similarly corrupted.
The magistrate heading the team of “Mani Pulite” (clean hands) swore to destroy the novel politician Berlusconi, who had just succeeded in snatching a sure victory from the hands of the left, by creating overnight a new party. From that moment onward, it has been a succession of judicial trials, often clearly inconsequential, against the man, who has been depicted by a press close to the left wing intellectual cadre as the number one enemy to fight with every means, even the physical elimination, which last year a disturbed soul really attempted. Over the years he has been vehemently outspoken against the magistrates, who are unaccountable in Italy, even though they spend public money in pursuing political goals. That same magistrate of “Mani Pulite”, DiPietro, is now head of an opposition party, which is far from being a model of honesty and transparency.
As of late, Berlusconi must have had some bouts of senility, since he has gone into a display of incredible foolishness, by indulging privately in lavish dinner parties, where many young and beautiful girls were often invited and rewarded with rich money gifts.
Some months ago a team of magistrates again set out to destroy him politically by investigating with every possible means into his private life, tapping some 300000 telephone calls, spending something like 1 million € in doing so and diverting hundreds of sorely needed personnel from much more important tasks, like fighting against the organized crime and the corruption. Not only this is unusual, but the results and the findings have been leaked regularly to the press close to the left opposition and have become in the last month a monotone campaign of gossip and prudery.
While it is ridiculous that Berlusconi may be convicted for giving away his own money, the opposition is asking him to quit as prime minister, on the ground that he is morally unfit to cover an institutional position. I have always been suspicious about those who publicly preach morality and privately do the worse. The Italian professional politicians more or less are hypocrites, who do not have the interest of the Country as guiding principle, but are intent at grabbing whatever benefits they can for themselves and their companions, especially family.
Moreover, Italy is slowly declining because radical institutional reforms are being opposed on political ground, instead of being discussed in substance. The education, the legislative, the judiciary systems are all in very poor health, while the economic entrepreneurship is being hindered by a legislation that is made for incomprehension, and the many honest people who work and pay their due are laughed at by the many wily dishonest ones, who find every subterfuge for not paying.
A "normal" Country would consider the extravagant behavior of Berlusconi no more than a way of humoring a dull day, while concentrating in tackling all the problems it has.

Beppe Severghini, whom I have always appreciated for his moderation, in this case has joined the group of the professional denigrators, who like to depict their Country in the worse possible way, even though they do not consider for an instant to leave it.
Armido Cremaschi

venerdì 22 luglio 2011

La casalinga di Voghera ed altre cose: appunti sparsi di un ostinato libero pensatore

Incipit
Molto di quanto la politica espressa dai partiti fa nel nostro Paese mostra un'evidente scollatura, spesso clamorosa, con il sentire della gente comune, in nome della quale essi asseriscono sempre di agire.
La differenza più macroscopica si evidenzia nella contraddizione tra il dire ed il fare. A fronte di ideali sempre sbandierati, l'azione politica è improntata spesso solo al tornaconto personale o, al più, del piccolo gruppo di appartenenza. Da ciò deriva inevitabilmente che, pur avendo bisogno della massa critica dei sostenitori, questi professionisti della politica li vogliono capaci solo di votare alla bisogna, senza attribuire loro alcuna responsabilità nell'elaborazione o scelta delle politiche da perseguire. Gli apparati di partito sono diventati sempre più un efficace filtro multistrato per evitare che i dirigenti siano "importunati" dalle idee poco ortodosse della base.
Senza sfociare nel populismo, i mezzi attuali ci consentirebbero invece di consultare il parere di molti ed implementare direttamente il volere popolare, senza filtri interpretativi e conseguenti equivoci.

La casalinga di Voghera
Il buon senso popolare è prerogativa femminile, perché femmina è molto spesso colei che amministra le finanze della famiglia e ne rappresenta l'elemento di raccordo tra i membri. Sarebbe quindi la migliore candidata ad amministrare la famiglia sociale ed a costituirne il collante, senza il quale anche la famiglia tradizionale ha mostrato di non poter sopravvivere.
Mi riferisco non tanto al genere femminile, quanto al modo di porsi nei confronti della società, mettendone al primo posto le esigenze, con un altruismo che storicamente e geneticamente è (o era) tipico della donna.
L'intera storia del genere umano e numerosi esempi nella grande famiglia dei mammiferi mostrano infatti quanto il compito genetico di portare dentro di sé una nuova vita renda la femmina attenta ad ascoltarne e soddisfarne le esigenze, a volte persino a danno del proprio benessere. Il maschio viceversa non ha quest'obbligo di natura, per lui si può trattare solo di una scelta consapevole, che è stata compiuta raramente da individui eccezionali e mai da istituzioni sociali.
A parole ed in linea di principio, vengono professate uguaglianza di genere, solidarietà intra ed intergenerazionale, ma in pratica gran parte delle pratiche private e pubbliche mirano al tornaconto individuale, anche a scapito del bene collettivo. Tutt'al più, vi si può vedere a volte la coincidenza tra vantaggio individuale e collettivo, ma sempre con una sproporzione quantitativa a favore del primo. Un bilancio che diventa inaccettabile, quando si privilegia un modesto vantaggio privato anche a fronte di un danno consistente per la collettività, trasgredendo alla prima regola che il buon amministratore dovrebbe sempre seguire.
Sviluppo sostenibile
Molti teorici del secolo scorso e di quello precedente hanno contribuito a dare una veste pseudo-scientifica al fondamentale ed istintivo egoismo dell'individuo, facendone un paradigma di sviluppo illimitato. Inutile dire che le loro teorie erano e sono pie illusioni, in quanto abitiamo un sistema sostanzialmente chiuso e di risorse finite, che stiamo consumando a ritmi 40 volte più elevati di quanto sarebbe ragionevole per rispettare l'equilibrio della natura. Solo da qualche decennio altri teorici e scienziati hanno cominciato a segnalare il rischio che la strada intrapresa sia arrivata molto vicina al punto di non ritorno, ma gli scettici più o meno in buona fede sono ancora la stragrande maggioranza, per lo meno tra coloro che possono decidere. Nella gente comune si va invece diffondendo, anche ad opera di media alla spasmodica ricerca dello scoop, l'idea molto ingenua, che ci sia un sistema alternativo di sviluppo, che permetta l'attuale tenore di benessere, senza pagare dazio con la rovina del pianeta che ci ospita.
Quest'idea è non solo errata, ma costituisce pericoloso ostacolo ad una presa di coscienza realistica, basata su fondamenti scientifici e capace di vedere con un orizzonte temporale un poco più ampio della irrisoria durata di vita individuale.
Alcuni profeti di questo nuovo testamento non hanno il minimo senso delle proporzioni, né conoscono i fondamentali principi di termodinamica alla base della vita sul nostro pianeta e nell'intero universo.
Un semplice esempio per chiarire questo concetto: un viaggio in macchina in città di 50 km per vedere un film consuma tanta energia quanta è a disposizione di un abitante del terzo mondo in un mese. Non si tratta infatti solo del consumo specifico, pur significativo, di 3 kg di carburante, usando irreversibilmente un prodotto che la natura ha impiegato millenni a fabbricare. La stessa automobile ha richiesto per la sua fabbricazione una quantità di risorse ed energia equivalente al lavoro che poteva essere compiuto qualche secolo fa da diverse persone nella loro intera vita. Il solo contenuto di energia del carburante impiegato nel viaggio rappresenta il lavoro potenziale di oltre 7 mesi di un nostro antenato del medioevo, quando la comune energia disponibile era il lavoro dell'uomo.
In occidente ogni abitante consuma l'equivalente di 5000 kg di petrolio all'anno, in alcuni Paesi del terzo mondo gli abitanti ne hanno a disposizione meno di 50 kg.
Un altro esempio è costituito dagli incentivi a favore del fotovoltaico, che falsano completamente le dinamiche di mercato, rendendo di fatto impossibile lo sviluppo di tecnologie alternative in molti casi caratterizzate da una minore impronta ecologica complessiva.
Non si deve infatti dimenticare che la fabbricazione e l'installazione di un impianto fotovoltaico comporta un uso di energia primaria circa corrispondente, alle nostre latitudini, alla produzione di almeno la metà della sua vita utile. Senza la sopravvalutazione incentivata dell'energia prodotta, gli attuali impianti sarebbero del tutto antieconomici e nessuno penserebbe di installarli, se non in zone dove l'insolazione ne giustifichi i costi reali.
Una risorsa invece purtroppo trascurata è quella idraulica: essa potrebbe essere sfruttata capillarmente con impianti piccoli, ad uso domestico, da tutti coloro che abitano nelle vicinanze di un qualsiasi corso d'acqua.
Il suo sfruttamento a fini energetici è soggetto ancora oggi ad una serie di pastoie burocratiche in grado di scoraggiare chiunque vi si accosti. Non essendovi possibilità di grossi guadagni, questa possibilità viene dunque del tutto ignorata, a favore di investimenti in impianti di grossa taglia, ad esempio le pale eoliche, anch'esse scarsamente giustificabili nella stragrande maggioranza dei siti nazionali in cui sono o verranno installate, o forse giustificate solo dalle laute tangenti elargite per ottenere la concessione dei siti.
Gli esempi precedenti servono a far emergere il concetto che è profondamente sbagliato immaginare una soluzione energetica universale, che magicamente risolva i problemi del mondo. La strada da percorrere a mio parere è invece quella dell'auto-produzione a livello domestico, usando un mix di tecnologie e solo quelle più adatte alle caratteristiche ambientali e di consumo. Ciò significa non sposare acriticamente un'unica tecnologia, ma adottare di volta in volta quelle che rappresentano il miglior rapporto energia resa/energia impiegata per l'intera vita dell'impianto.
Un nuovo paradigma di sviluppo
Produrre energia in modo autonomo è passo indispensabile verso un modello economico sempre più basato su lavoro personalizzato, compiuto da casa o dovunque convenga di più al singolo o al piccolo gruppo, un lavoro che assumerà variabilità inimmaginabili oggi, ma servirà a riempire il vuoto lasciato dalla migrazione del tradizionale lavoro di produzione industriale, effettuato temporaneamente in Asia ed in Sud America, ma destinato ad essere compiuto in gran parte da macchine.
Le società post industriali dell'Occidente dovranno ritagliarsi un modello di sviluppo profondamente diverso e diversificato, con mille sfumature e poca somiglianza con la programmazione economica centralizzata, paradossalmente qualcosa di simile all'economia sommersa, da sempre guardata come un handicap, presente in alcuni Paesi dell'area mediterranea, tra cui l'Italia. Le piccole comunità, diventando quasi autosufficienti per energia e alimentazione, potranno svincolarsi sempre più dalle forniture di servizi centralizzate e dalle relative imposizioni fiscali, avendo bisogno di minori infrastrutture per svolgere la loro attività, limitata fisicamente al territorio, ma in grado di far arrivare il loro prodotto, prettamente intellettuale, dovunque nel mondo.
La responsabilità di produrre energia, disporre dei rifiuti, coltivare il cibo sarà tanto importante da riuscire a responsabilizzare verso il rispetto della natura, verso la comprensione dell'interdipendenza di tutte le forme di vita sul pianeta, verso il compito di preservare per i nostri eredi un posto in cui essi possano vivere. Un esempio illuminante è rappresentato dal progetto "vertical farm", un sistema di coltivazione sperimentale in grado di rendere autosufficiente, dal punto di vista alimentare ed in qualche misura anche energetico, una piccola comunità urbana, con la coltivazione in loco di tutto quanto richiesto, senza più trasporti da e per la città.
L'evoluzione non può partire con le dichiarazioni dei grandi, che hanno già mostrato tutta la loro vacuità, ma con il lavoro di milioni di individui, ognuno con la sua soluzione su misura, adatta alla sua piccola comunità, con il governo centrale a fornire solo servizi di base.
Questo rappresenta una minaccia intollerabile per tutti coloro che attualmente hanno in mano le leve del potere politico ed economico. Per questo motivo essi stanno mettendo in atto, e lo faranno ancor più in futuro, tutte le misure necessarie per opporvisi, facendo largo uso dei media. Per la prima volta nella sua storia tuttavia il singolo ha la possibilità di scegliere cosa guardare, dove informarsi, a chi credere. Di conseguenza non è più possibile per alcuno imporre una visione o un'ideologia a senso unico.
Mi auguro che l'inevitabile crisi delle ideologie sia propedeutica alla presa di coscienza individuale che il destino comune della terra è letteralmente nelle mani di ciascuno ed è preciso dovere di tutti contribuire con il proprio lavoro al raggiungimento dell'equilibrio tra quanto consumato e quanto rigenerato.

Caso Italia, il Paese più bello del mondo, se non fosse per i suoi abitanti...
Le riforme
Una parola vuota con cui da decenni i politici illudono la gente, la cui pazienza ora potrebbe essere arrivata ad un punto critico.
Il sistema fiscale mi sembra quello che maggiormente esaspera per la sua iniquità, riassumibile nella constatazione che pagano troppo gli onesti e quelli che non possono evadere perché tassati alla fonte, mentre i furbetti continuano imperterriti a vivere alle spalle dei primi, non rinunciando neppure all'ostentazione del proprio evidente benessere. Il federalismo fiscale forse servirebbe a conoscere meglio questi signori ladri dei soldi di tutti, ma viene da chiedersi come mai in una società dove con un minimo di applicazione si può conoscere fino al dettaglio il tenore di vita di chiunque, la GdF non sia riuscita finora a fare controlli mirati almeno sui casi più eclatanti. Forse che, oltre allo stipendio, lo stato dovrebbe fornire loro anche una percentuale sul credito recuperato? Allora tanto vale rivolgersi ad agenzie di recupero crediti, come fanno da anni molte amministrazioni locali. Salvo poi trovarci a discutere di casi pietosi di gente gettata sul lastrico ed aziende fallite. Una soluzione dunque non esiste? Io credo che in questo caso sia un preciso dovere civico individuale comportarsi correttamente, anche denunciando chi non lo fa, come se stesse rubando a ciascuno, cosa che è vera alla lettera. Non è delazione, ma semplice difesa dei propri diritti. Ogni volta che si accetta o si cerca lo sconto di una prestazione pagando in nero, si perpetua la disonestà, con la conseguenza di un maggior carico fiscale a danno di tutti quelli che si comportano con rigorosa onestà. Perché dunque pochissimi di noi si indignano di fronte a tante frodi compiute alla luce del sole? La spiegazione sta forse nel fatto che senza una consistente fetta di reddito in nero, specie al Sud, molte famiglie non potrebbero vivere. E' un dato di fatto ben documentato, che a tutti i livelli viene considerato quasi fisiologico. Ma allora se ne traggano le conseguenze, tassando solo i consumi e non i redditi, che per chi non li dichiara onestamente costituiscono ghiotta occasione di vantaggi e benefici sociali a spese di tutti.
La giustizia
Il secondo problema irrisolto è senz'altro quello dell'amministrazione della giustizia, sia civile che penale. Si tratta di abolire un intrico inesplicabile di centinaia di migliaia di leggi, testi unici, regolamenti che si contraddicono di nome e di fatto, norme e cavilli degni della migliore tradizione dell'azzeccagarbugli di manzoniana memoria. Perché non sia possibile semplificare e razionalizzare il corpus legislativo appare evidente, considerando che coloro che sarebbero deputati a farlo, per l'appunto i nostri rappresentanti in Parlamento, sono in gran parte laureati in giurisprudenza o diritto commerciale, con uno specifico interesse professionale a mantenere la situazione attuale di dipendenza del cittadino dai loro ben ricompensati servigi. Da qui deriva anche la logica conseguenza che anche tutte le nuove norme varate da Enti governativi o locali sono sempre più criptiche ed ambigue, per impedire al cittadino di cultura media di capirle, dare allo stesso tempo agli esperti la discrezionalità interpretativa necessaria per renderle spesso inefficaci ed alimentare in tal modo il contenzioso, con l'ovvio risultato della diffusa illegalità o impunità. La volontà politica di fare una riforma radicale non deve pertanto fermarsi all'enunciazione dei principi, pur necessaria, ma si deve anche assolutamente impedire che il lavoro di stesura delle norme fatto dai burocrati ne vanifichi lo spirito, nascondendolo in eccessiva e criptica fraseologia burocratese.
Di nuovo, la massaia di Voghera dovrebbe essere interpellata prima del varo, ed avere diritto di veto su leggi e norme che non è in grado di comprendere.
Populismo? No, semplice buon senso, per non perdere tempo e soldi su finti problemi, mentre quelli importanti che attengono al benessere, alla qualità della vita, all'armonia sociale vengono solo sfiorati a parole.
La politica
Come accennavo, la stragrande maggioranza dei nostri rappresentanti in Parlamento è costituita da coloro che per interesse personale non attueranno mai riforme necessarie alla gente. Chi continua a mandarceli, allora? Un sistema elettorale ancora una volta fatto da furbi, che sottrae al cittadino il diritto di scegliere direttamente il proprio uomo o di candidarsi personalmente, affidando alle lobby di partito il compito di premiare con le candidature i sodali della classe dirigente politica. Ecco perché solo in casi eccezionali arriva in Parlamento qualcuno in grado di parlare fuori dagli schemi, senza per altro che lo slancio iniziale sia in grado di concretizzarsi, a causa della vischiosità del sistema.
La politica, ovvero l'alto compito di occuparsi del bene della comunità, è diventata autoreferenziale e capace di vita propria, indipendente dal servizio cui è deputata, un peso insostenibile per la società, con l'aggravante di ostentare comportamenti meschini, quando non palesemente truffaldini.
Dunque, l'unica speranza sono i movimenti di piazza alla Grillo? Non mi ci ritrovo, non mi ci sono mai trovato bene nelle manifestazioni di piazza, negli slogan gridati a piena voce, nella masse infiammate ed incontrollabili. Sono un acceso individualista, che non ama sentirsi imporre cosa dire né tanto meno pensare. Credo che siamo in molti, ognuno con la sua specificità, fisiologicamente incapaci di accettare di essere etichettati con una connotazione ideologica e finalmente stufi di sopportare l'ipocrisia di chi si nasconde dietro alti ideali, per occuparsi sotto banco di bassi interessi personali.
Qualunquismo, diranno gli ex rivoluzionari e gli intellettuali da salotto, chiedendosi perché ciclicamente emerga questa tendenza del popolo bue a prendere in mano direttamente le sorti della propria vita, anziché farsi docilmente guidare dal loro illuminato pensiero.
I poverini non si rendono conto che la loro miope insipienza ci ha portato da un lato alla dissoluzione dei valori morali un tempo presenti nella società e nella famiglia, dall'altro ad una crisi economica che ancora una volta si accanisce sui più deboli.
Basta! La "maggioranza silenziosa" non è più tale.
Oggi, forse la prima volta, un singolo ha i mezzi per diffondere il proprio pensiero addirittura a livello planetario, sfruttando il Web e trovandovi informalmente consenso, formando o aggregandosi a gruppi dinamici che si coagulano attorno alle idee, ai progetti, agli scopi specifici, senza per questo perdere la libertà di sostenere altro, di coagulare altro.
Che non sia facile da queste aggregazioni trarre azioni politiche concrete è abbastanza evidente, ma non rinuncio a pensare che ci siano tra noi tantissimi che "sentono" allo stesso modo, cui preme di lasciare ai propri figli un'eredità migliore di quella ricevuta dai nostri padri.
E' ora di muoverci, è ora di agire prima che sia troppo tardi.

giovedì 21 luglio 2011

Lo spirito del blog

Carissimo visitatore, benvenuto, anche se casualmente, sul mio blog. Poche righe per illustrare quali argomenti vorrei approfondire con il tuo aiuto.
Dopo diversi decenni passati nel mondo produttivo, sento il bisogno di fare un ultimo tentativo per arginare la deriva di un modello di sviluppo che il genere umano non si può permettere. Coloro che sostengono la crescita all'infinito del benessere per tutti e spingono a consumare sempre di più per sostenerla, mentono sapendo di farlo o non hanno la benché minima nozione di termodinamica. Il nostro pianeta è sotto molti aspetti un sistema chiuso e di dimensioni finite, con l'unica eccezione dell'energia solare in ingresso. Stiamo attualmente consumando in modo irreversibile risorse ad un ritmo parecchio superiore a quanto il sistema sia in grado di sostenere. Perchè la terra come la conosciamo possa continuare ad esistere anche per i nostri figli e nipoti, è necessario che venga raggiunto un equilibrio tra quanto si consuma e quanto viene rigenerato naturalmente o artificialmente. L'uso irreversibile di combustibili fossili per produrre energia è il sistema peggiore che possiamo adottare, oltre che fonte di variazioni planetarie, le cui conseguenze ancora non siamo in grado di valutare appieno. Il buonsenso suggerirebbe di trovare ed adottare alternative migliori, di lungo respiro, anche se al momento più impegnative, invece che sperare in improbabili miracoli della scienza, che risolvano magicamente in futuro i guai che stiamo producendo ora.
Posterò gradualmente documenti miei e di altri di cui condivido il pensiero, nel tentativo di far riflettere chi non si rassegna alla logica del puro profitto, ma crede nella possibilità che l'intelligenza serva anche ad altro. Se vuoi, contribuisci alla discussione con contenuti critici.
Miradoc