venerdì 8 giugno 2012

Serve gente di buon senso, non professori

Ci hanno provato, abbiamo sperato che una volta tanto le premesse, le promesse ed i titoli accademici riuscissero laddove la politica aveva dato così pessima prova di sé. Purtroppo resta da constatare quanto poco e male sia stato fatto, per una serie di motivi, in oltre sei mesi di governo tecnico. La gente si chiede perché sia così difficile prendere decisioni fondamentali ed equilibrate in tempi ragionevoli (di giorni) sulle priorità note del Paese: debito pubblico, carico fiscale, giustizia, riforma elettorale, carta costituzionale, pubblica amministrazione. Ora il governo dei professori sembra avere esaurito la sua spinta, che per altro ha varato poche riforme rapide e raffazzonate, già in  revisione, con il probabile risultato di essere inefficaci nel breve periodo e colpire i soliti noti. Non ci volevano i titolati membri del gabinetto Monti per spostare tout court in là di 4 anni l'età pensionabile, con il risultato ridicolo che un giorno di età in meno può significare 1500 giorni di lavoro in più, senza alcun vantaggio in termini di assegno previdenziale. Avrebbe potuto farlo meglio il primo che passa per la strada, purché non appartenente alla categoria dei parassiti, che hanno trovato comodo vivere alle spalle degli altri e continuano a farlo: per loro, politici e non, qualsiasi riforma serve solo a perpetuare i privilegi ed a intorbidare ulteriormente un corpus legislativo talmente farraginoso da richiedere sistematicamente l'ausilio di esperti, a loro volta appartenenti alle categorie protette da rendita di posizione.
Ora PDL e PD pensano alle primarie, come mezzo per drenare la perdita di consensi presso l'elettorato, ma si guardano bene sia dall'indicare un possibile programma, nel quale riconoscersi, negando di fatto che il singolo lo possa condividere, sia dall'individuare i mezzi per estendere la platea dei candidati oltre i limiti autoreferenziali degli apparati di partito, errore strategico gravissimo, che comporterà ulteriore perdita di consenso e partecipazione.
I mezzi tecnici per una partecipazione di massa esistono, sono stati usati con efficacia nelle rivoluzioni dei regimi mediorientali: usiamoli al meglio per un rinnovamento pacifico, prima che anche da noi si ricorra alla violenza.