martedì 16 ottobre 2012

Partecipare

Che possibilità esistono per un cittadino medio di incidere sulle decisioni politiche prese a livello periferico e centrale? Ad oggi, poche e inefficaci: si vota un partito o una coalizione che, vinte le elezioni, in gran parte disattende le promesse fatte per convincere l'elettorato.
Esistono modi migliori per una partecipazione diretta della gente al processo decisionale?
Forse i nuovi strumenti di comunicazione possono essere la strada attraverso cui una democrazia reale ha possibilità di manifestarsi concretamente. Oggi sarebbe tecnicamente fattibile che i nostri rappresentanti, o anche un team di tecnici, consultino i cittadini su tutti i temi sui quali si devono prendere delle decisioni o emanare leggi. La scienza della statistica ha raggiunto un grado di accuratezza notevole e non sarebbe né difficile, né costoso interpellare un campione variabile scelto tra una platea di cittadini che volontariamente sono disponibili a partecipare al processo decisionale.
L'attribuzione del premio Nobel per economia di quest'anno a due scienziati che hanno applicato principi matematici a campi pratici diversi, quali la combinazione degli organi disponibili per i trapianti ed i potenziali riceventi, oppure la combinazione di partners ideali per la stabilità della coppia, con risultati eccellenti, fa sperare che per una volta la scienza venga posta al servizio del bene comune, non solo del profitto di pochi o, ancor peggio, a danno di molti.
Ovvio che la politica dovrebbe tornare ad essere servizio alla polis, non occasione di profitto per  privilegiati. Utopia populistica? Forse, ma qualcosa di tanto rivoluzionario potrebbe evitarci una ben più grave rivoluzione violenta, che storicamente ha sempre provocato più danni che vantaggi reali. Si tratta di compiere un cambio di paradigma in grado di dar voce al buon senso, alla gente, alle buone idee. Una mossa che in un colpo solo potrebbe spazzare via tutti gli ostacoli all'espressione diretta del volere e della saggezza popolare. Sempre meglio che essere governati male da politici di professione, che in tutta la vita non hanno mai dovuto sudare al lavoro, oppure da una squadra di tecnici che conoscono la teoria, ma difettano di umanità.

martedì 2 ottobre 2012

Monti bis

Non credo sarebbe una buona idea, non tanto per il poco di veramente incisivo che finora ha fatto l'esecutivo di tecnici, quanto per il definitivo scollamento tra volere popolare e governo che si verificherebbe in caso di un secondo mandato. Può essere che mercati e cancellerie ne tessano le lodi, è pure innegabile la serietà e sobrietà ristabilita nell'azione di governo, dopo un periodo di vergognose performance a tutti i livelli dell'amministrazione pubblica, ma oltre questo, non si intravede il colpo d'ala necessario a portare il nostro Paese in una fase di sviluppo che non può significare solo aumento del PIL e neppure solo aumento della disponibilità di spesa dei cittadini. Nel Paese si sta diffondendo l'idea che non è dal governo che ci dobbiamo aspettare le soluzioni, che dobbiamo lavorare ciascuno con le sue competenze ad una progetto di cambiamento dal basso del modo di concepire la vita della società in cui viviamo, per poter sperare di continuare a godere del benessere, spesso immeritato e non certo scontato, cui siamo abituati, ma che non potremo più permetterci sulla base dei canoni economici tradizionali. Allora servono idee nuove, e ce ne sono tante senza sfociare nel populismo. Serve un coraggio diverso da quello mostrato dai tecnici contabili, che hanno varato riforme sulla pelle della gente, ignorandone, o fortemente sottovalutandone, gli effetti sociali. E non sono certo bastate quattro lacrime in TV per renderceli più umani ed accettabili.