mercoledì 29 maggio 2013

Ha vinto la gente

Il cittadino comune, sia quello che si è recato alle urne per garantire al proprio Comune un'amministrazione decente, sia quello che ha deciso di averne abbastanza o di ritenere il proprio voto insignificante, manda un messaggio inequivocabile alla politica ed ai suoi sacerdoti vecchi e nuovi: decidetevi ad agire, perché non ci sarà una prossima volta, perché una consultazione democratica ha bisogno di vedere la partecipazione di tutti, per garantire che il risultato sia in favore di tutti, del Paese, non di una sua parte. Spero che l'abbia capito Grillo, anche se dalla sua prima scomposta reazione non sembra. L'idea di commiserare gli Italiani che  non hanno votato per il suo movimento è tanto grottesca quanto allarmante e dà ragione a chi aveva continuato a diffidare di un progetto politico vago e gestito senza trasparenza. Grillo è stato punito per aver cpmmesso un grave errore tattico, secondo il quale, senza i parlamentari eletti per il M5S, nessun governo sarebbe stato possibile e si sarebbe dunque dovuti tornare alle urne, senza poter toccare alcuna riforma importante, con una concreta probabilità di conquistare la maggioranza relativa dei voti e quella assoluta in parlamento. Un calcolo cinico, prima ancora che sbagliato, fatto in spregio al suo significato tragico per il Paese. Molti, che hanno votato per il movimento alle politiche, pur sulla promessa vaga di cambiamento, non gli hanno perdonato di aver nei mesi successivi costretto gli eletti del M5S all'aventino parlamentare, né hanno loro perdonato la scarsa qualità e preparazione.
Spero che questo apra la strada ad un cammino, finora solo annunciato, di profonda revisione della carta costituzionale: potrebbe essere l'ultimo avviso ai naviganti.

martedì 14 maggio 2013

Il senso di Grillo per lo Stato

Leggendo ed ascoltando le recenti dichiarazioni di Grillo a proposito di quel che succederà entro la fine dell'anno, non si può che concludere che il leader del M5S è tutt'altro che l'asserito salvatore della patria. La minaccia palese di guerra civile, in caso di non vittoria alle prossime consultazioni è una vera e propria apologia di reato ed una palese istigazione, mentre gli inevitabili e prevedibili problemi interni al Movimento rischiano di logorarne il monolitismo di facciata. Grillo ha raccolto attorno a sé mille ragioni diverse per dire basta al sistema della corruzione di cui i partiti sono parte integrante, ragioni tutte legittime e condivisibili da chi ha visto per decenni sfumare ogni speranza che l'Italia diventi un Paese civile nel campo della giustizia sociale, dell'economia, del diritto. Molti hanno visto in Grillo l'ultima speranza di cambiamento non violento, ma la storia nazionale insegna che la violenza verbale suscita sempre manifestazioni di violenza reale e che l'uso spregiudicato delle piazze sfugge spesso di mano, con conseguenze tristemente prevedibili, ma raramente preventivate.
I Parlamentari eletti del M5S sono lo specchio imperfetto di queste diverse istanze, perché la scelta dei candidati non è certo avvenuta in modo trasparente e democratico. A loro, unici depositari del voto di 9 milioni di Italiani, è affidato il compito di impedire che il disegno disfattista del loro leader porti il Paese alla guerra civile, evocata da quel che è successo a Brescia.
Essi hanno il dovere di rappresentare gli elettori che li hanno mandati a Roma, senza obbedire ciecamente alle direttive del capo, ma esclusivamente allo loro coscienza civile, senza timore delle rappresaglie e del linciaggio mediatico, con la consapevolezza della coerenza tra ciò che si pensa, si dice e si fa.
A loro, ed ai Parlamentari eletti negli altri schieramenti, gli Italiani chiedono di porre seriamente mano alle modifiche costituzionali indispensabili a rendere possibile una piena democrazia.
Non abbiano timore di farlo, anche contro i piani strategici di Grillo/Casaleggio, perché il bene del Paese deve venire prima del bene del Movimento: che differenza ci sarebbe altrimenti?

mercoledì 8 maggio 2013

Fatalità o colpevole negligenza?

Mi chiedo che stia succedendo alle gloriose tradizioni marinare italiane. Dopo la tragedia del Giglio, un'altra in porto a Genova, che sembra frutto di incredibili errori umani, o, nella migliore delle ipotesi, di concomitanza di guasto e decisioni sbagliate. Forse sarebbe il caso di rivedere la selezione e la formazione del personale con responsabilità tanto grandi. Forse tagliare sulla manutenzione per risparmiare non è una buona idea. Forse la mancanza di motivazioni e di etica del lavoro porta a sottovalutare possibili, pur se improbabili, conseguenze catastrofiche dell'impreparazione e dell'ignavia a tutti i livelli. Incidenti capitano dappertutto, ma quando la loro frequenza è così alta, diventa sospetta e deve indurre a riflettere.