Tutto questo per rilanciare la vocazione manifatturiera nazionale, aumentando l'occupazione e conseguentemente i consumi.
Vorrei brevemente ricordare a lor signori che:
- il tessuto manifatturiero nazionale è stato rimaneggiato da loro negli ultimi vent'anni, spostando all'estero molte attività, per aumentare i loro utili, spesso non reinvestiti, senza alcun riguardo per il bene del Paese
- l'incidenza sui costi di produzione del costo dell'energia può e deve essere ridotta prima di tutto non sprecando e razionalizzandone l'utilizzo, cosa che, per mancanza di competenze interne, gran parte delle aziende manifatturiere non fa
- che i finanziamenti pubblici, distribuiti da una pluralità di enti, hanno prodotto ben poco a fronte di cifre ragguardevoli, perché i progetti presentati sono stati spesso paraventi vuoti di contenuto, che nascondevano il tentativo di ottenere soldi a fondo perduto, attraverso i buoni uffici delle molte Società di consulenza e delle Università che forniscono contemporaneamente supporto scientifico e azione di validazione, in evidente conflitto di interessi
- che la vocazione di un Paese post-industriale come il nostro non potrebbe certo essere quella di tornare a produrre beni fisici di basso livello tecnologico, bensì beni immateriali del terziario avanzato, che presuppongono un netto innalzamento del livello di conoscenza, che la Scuola nazionale non è sempre in grado di fornire
- che, infine, il modello di sviluppo possibile per il mondo occidentale non è certamente fatto di maggior produzione= maggior consumo, in una spirale perversa, che solo coloro che non comprendono i limiti della realtà possono immaginare infinita
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