sabato 3 novembre 2012

Dove va l'Italia?

Il risultato delle recenti elezioni per il Consiglio regionale in Sicilia ha mostrato quanto il vecchio sistema politico basato sui partiti sia divenuto obsoleto. Oltre la metà degli aventi diritto non si è recata alle urne (un sistema di votare già in uso da quelle parti 2500 anni fa), mentre coloro che l'hanno fatto, hanno bastonato duramente le liste appoggiate dai partiti presenti in Parlamento e premiato il movimento 5Stelle di Beppe Grillo.
I commenti possibili di questo risultato e le relative amare considerazioni sono a mio avviso obbligati.
  1. La gente non partecipa, perché qualsiasi rappresentante eletto finora ha deluso le aspettative, continuando ad amministrare male ed a fare man bassa di privilegi e danaro pubblico.
  2. I partiti tradizionali non riescono ad aggregare consenso neppure tra coloro che li hanno sostenuti per affinità ideologica, non avendo proposto alcun programma degno di considerazione su come uscire da una situazione economica e sociale così compromessa
  3. Un movimento populista, animato da un comico di successo e abilmente coordinato da un esperto di comunicazione di massa, ha saputo attrarre molti consensi, con l'idea peregrina che bastino gli slogan a sanare gli annosi problemi dell'isola
La rassegnazione e la rabbia della gente spiegano poi perfettamente il risultato.
Aggiungo solo che è tipico dei momenti di disperazione affidarsi alla fortuna ed al gioco: la scelta del comico come alternativa di buon governo è tragicamente in linea con la nostra tradizione nazionale.
I prossimi mesi ci diranno se il fenomeno è contagioso e vedremo una banda di giullari al governo, dopo quella dei tecnici. Forse neanche i comici otterranno grandi risultati, ma almeno ci faranno anche ridere, invece che solo e sempre piangere.

martedì 16 ottobre 2012

Partecipare

Che possibilità esistono per un cittadino medio di incidere sulle decisioni politiche prese a livello periferico e centrale? Ad oggi, poche e inefficaci: si vota un partito o una coalizione che, vinte le elezioni, in gran parte disattende le promesse fatte per convincere l'elettorato.
Esistono modi migliori per una partecipazione diretta della gente al processo decisionale?
Forse i nuovi strumenti di comunicazione possono essere la strada attraverso cui una democrazia reale ha possibilità di manifestarsi concretamente. Oggi sarebbe tecnicamente fattibile che i nostri rappresentanti, o anche un team di tecnici, consultino i cittadini su tutti i temi sui quali si devono prendere delle decisioni o emanare leggi. La scienza della statistica ha raggiunto un grado di accuratezza notevole e non sarebbe né difficile, né costoso interpellare un campione variabile scelto tra una platea di cittadini che volontariamente sono disponibili a partecipare al processo decisionale.
L'attribuzione del premio Nobel per economia di quest'anno a due scienziati che hanno applicato principi matematici a campi pratici diversi, quali la combinazione degli organi disponibili per i trapianti ed i potenziali riceventi, oppure la combinazione di partners ideali per la stabilità della coppia, con risultati eccellenti, fa sperare che per una volta la scienza venga posta al servizio del bene comune, non solo del profitto di pochi o, ancor peggio, a danno di molti.
Ovvio che la politica dovrebbe tornare ad essere servizio alla polis, non occasione di profitto per  privilegiati. Utopia populistica? Forse, ma qualcosa di tanto rivoluzionario potrebbe evitarci una ben più grave rivoluzione violenta, che storicamente ha sempre provocato più danni che vantaggi reali. Si tratta di compiere un cambio di paradigma in grado di dar voce al buon senso, alla gente, alle buone idee. Una mossa che in un colpo solo potrebbe spazzare via tutti gli ostacoli all'espressione diretta del volere e della saggezza popolare. Sempre meglio che essere governati male da politici di professione, che in tutta la vita non hanno mai dovuto sudare al lavoro, oppure da una squadra di tecnici che conoscono la teoria, ma difettano di umanità.

martedì 2 ottobre 2012

Monti bis

Non credo sarebbe una buona idea, non tanto per il poco di veramente incisivo che finora ha fatto l'esecutivo di tecnici, quanto per il definitivo scollamento tra volere popolare e governo che si verificherebbe in caso di un secondo mandato. Può essere che mercati e cancellerie ne tessano le lodi, è pure innegabile la serietà e sobrietà ristabilita nell'azione di governo, dopo un periodo di vergognose performance a tutti i livelli dell'amministrazione pubblica, ma oltre questo, non si intravede il colpo d'ala necessario a portare il nostro Paese in una fase di sviluppo che non può significare solo aumento del PIL e neppure solo aumento della disponibilità di spesa dei cittadini. Nel Paese si sta diffondendo l'idea che non è dal governo che ci dobbiamo aspettare le soluzioni, che dobbiamo lavorare ciascuno con le sue competenze ad una progetto di cambiamento dal basso del modo di concepire la vita della società in cui viviamo, per poter sperare di continuare a godere del benessere, spesso immeritato e non certo scontato, cui siamo abituati, ma che non potremo più permetterci sulla base dei canoni economici tradizionali. Allora servono idee nuove, e ce ne sono tante senza sfociare nel populismo. Serve un coraggio diverso da quello mostrato dai tecnici contabili, che hanno varato riforme sulla pelle della gente, ignorandone, o fortemente sottovalutandone, gli effetti sociali. E non sono certo bastate quattro lacrime in TV per renderceli più umani ed accettabili.

mercoledì 26 settembre 2012

Toccato il fondo?

Forse al comune cittadino sembra che il peggio, nel comportamento dei nostri politici, sia stato raggiunto, ma temo che ad esso non vi siano limiti. Soprattutto non vi è limite alla fantasia ed alla mancanza di moralità con cui individui apparentemente normali approfittano delle occasioni di arraffare, loro consentite dalla mancanza di regole o dalla loro eccessiva presenza. Se la correttezza fosse determinata dall'impossibilità di trasgredire, non vi sarebbe alcun merito. E' proprio quando se ne ha l'opportunità che si vede la moralità di una persona. Non credo che siamo tutti uguali a questo proposito. Esistono ancora tra noi quelli che si fanno rivoltare il cappotto, per non usare soldi pubblici e comprarselo nuovo. A differenza del passato, tuttavia, questo tipo di cittadini non ha alcuna possibilità di essere conosciuto ed eletto. Quindi il problema da risolvere è come consentire agli onesti di amministrare la cosa pubblica, al posto dei malfattori. Non è un impresa facile e richiede un impegno fattivo da parte dei primi. Perché vinca il male è infatti sufficiente che i buoni se ne stiano "buoni".

martedì 7 agosto 2012

La democrazia non è un optional

La recente intervista di Mario Monti a Der Spiegel ha suscitato un vespaio in Germania, per una frase che, se interpretata letteralmente, ha l'inequivocabile significato di definire i Parlamenti nazionali, gli unici depositari della volontà popolare, d'ostacolo ad una maggiore integrazione Europea.
Ammesso e concesso che questa sia una necessità per l'Europa e per ciascuno degli Stati membri, il processo di integrazione è inevitabilmente soggetto ai tempi decisi dai singoli popoli e dunque dai loro Parlamenti democraticamente eletti.
Affermare che essi sono un fattore di disgregazione può solo essere interpretata come la posizione del tecnocrate illuminato, che vorrebbe che il suo pensiero, apoditticamente perfetto, fosse condiviso e sostenuto da tutti, senza tentennamenti e contraddittorio. Monti per una volta ha detto quello che pensa veramente e non vi è dubbio che fosse consapevole del significato. Non si tratta di una gaffe in un dibattito in diretta: il testo da pubblicare gli è stato di certo sottoposto per l'approvazione.
Dunque di questo si tratta: un altro che pensa di poter far meglio, un altro che ritiene la democrazia un sistema fallimentare, incapace di prendere le decisioni operative giuste nei tempi necessari al mondo sempre più veloce di oggi. Potrebbe avere ragione, se non esistesse nelle nostre democrazie, oltre all'apparato legislativo parlamentare, l'apparato esecutivo, responsabile di svolgere operativamente il mandato popolare ricevuto al momento dell'insediamento. Quello ricevuto da Monti e dalla sua squadra di governo è il salvataggio dell'Italia dal baratro della speculazione finanziaria: su questa strada, a distanza di 9 mesi, non si vedono ancora grossi risultati. Forse dunque il Professore sta cominciando a temere di non farcela e cerca l'alibi della lentezza e delle limitazioni della democrazia. L'idea di salvare le Nazioni contre il loro stesso volere non è originale ed ha generato sempre dittature finite male. La reazione furente  e generale delle forze politiche tedesche non deve quindi stupire; semmai dovrebbe stupire il silenzio dei nostri media e dei nostri evanescenti partiti politici.

mercoledì 25 luglio 2012

Un gatto che si morde la coda

Ho sempre più l'impressione che la situazione economica continui a deteriorarsi per un piano preciso di molti interessi convergenti, che vedono nella stabilità il peggior nemico degli affari. Non so se di questa lobby trasversale facciano parte anche alcuni dei nostri governanti, ma non me ne stupirei. La storia è purtroppo ricca di vicende che hanno visto l'ingordigia di pochi produrre danni  incalcolabili a molti. La depressione seguita al crollo finanziario del 1929 ha poi portato al New Deal ed al pieno sviluppo degli USA come potenza planetaria. Siamo forse nella stessa situazione, ma per l'Occidente non si intravede un nuovo Roosevelt. Dobbiamo cavarcela da soli, con più solidarietà, serietà, fiducia nei nostri cervelli e soprattutto visione strategica: purtroppo in short supply.
Intanto ogni giorno, tra spread e borsa, ci avvitiamo come un gatto che cerca di afferrare la sua coda...

venerdì 8 giugno 2012

Serve gente di buon senso, non professori

Ci hanno provato, abbiamo sperato che una volta tanto le premesse, le promesse ed i titoli accademici riuscissero laddove la politica aveva dato così pessima prova di sé. Purtroppo resta da constatare quanto poco e male sia stato fatto, per una serie di motivi, in oltre sei mesi di governo tecnico. La gente si chiede perché sia così difficile prendere decisioni fondamentali ed equilibrate in tempi ragionevoli (di giorni) sulle priorità note del Paese: debito pubblico, carico fiscale, giustizia, riforma elettorale, carta costituzionale, pubblica amministrazione. Ora il governo dei professori sembra avere esaurito la sua spinta, che per altro ha varato poche riforme rapide e raffazzonate, già in  revisione, con il probabile risultato di essere inefficaci nel breve periodo e colpire i soliti noti. Non ci volevano i titolati membri del gabinetto Monti per spostare tout court in là di 4 anni l'età pensionabile, con il risultato ridicolo che un giorno di età in meno può significare 1500 giorni di lavoro in più, senza alcun vantaggio in termini di assegno previdenziale. Avrebbe potuto farlo meglio il primo che passa per la strada, purché non appartenente alla categoria dei parassiti, che hanno trovato comodo vivere alle spalle degli altri e continuano a farlo: per loro, politici e non, qualsiasi riforma serve solo a perpetuare i privilegi ed a intorbidare ulteriormente un corpus legislativo talmente farraginoso da richiedere sistematicamente l'ausilio di esperti, a loro volta appartenenti alle categorie protette da rendita di posizione.
Ora PDL e PD pensano alle primarie, come mezzo per drenare la perdita di consensi presso l'elettorato, ma si guardano bene sia dall'indicare un possibile programma, nel quale riconoscersi, negando di fatto che il singolo lo possa condividere, sia dall'individuare i mezzi per estendere la platea dei candidati oltre i limiti autoreferenziali degli apparati di partito, errore strategico gravissimo, che comporterà ulteriore perdita di consenso e partecipazione.
I mezzi tecnici per una partecipazione di massa esistono, sono stati usati con efficacia nelle rivoluzioni dei regimi mediorientali: usiamoli al meglio per un rinnovamento pacifico, prima che anche da noi si ricorra alla violenza.  

sabato 26 maggio 2012

Evoluzione Italiana

Il termine evoluzione è voluto: la situazione nazionale sta evolvendo, perché da noi le rivoluzioni sono spesso solo velleitarie e siamo un po' tutti gattopardeschi. L'inerzia dell'interesse privato contrasta sempre i cambiamenti radicali, rendendoli lenti e fornendo l'occasione per diluire l'efficacia degli interventi, con la consistente e dannosa applicazione di eccezzioni e deroghe. Con questa premessa, molti possono pensare che il Paese abbia bisogno di un governo forte, di tipo presidenziale, o aziendale, dove l'AD decide e si fa quel che è necessario per raggiungere l'obiettivo.
L'idea di Berlusconi è proprio questa, dopo che si è scontrato per anni con un sistema parlamentare fatto apposta per esasperare un decisionista ed una PA capace di rendere inefficaci anche le misure più incisive, per la propria salvaguardia. Purtroppo, l'alternativa a questa proposta, per certi versi scontata, non esiste se non nel velleitarismo populista e pasticcione del movimento di Grillo, dove lo slogan sostituisce l'analisi e vengono spacciati per verità scientifiche solo i desiderata delle varie componenti il movimento. Da parte della sinistra, si continua ad attendere una proposta organica alternativa, mentre persino le misure minime da prendere in questa fase parlamentare atipica subiscono ritardi. Il dimezzamento del numero dei parlamentari, che sembrava indispensabile fino a poche settimane fa, ora si tradurrà in una modesta riduzione di numero, con un'ancor più modesta riduzione dei costi: non si rendono conto questi signori che portano acqua al mulino del populismo e dell'anarchia?
Quo usque tandem abutere patientia nostra?

domenica 6 maggio 2012

Quando il tuo destino è nelle mani di altri...

Il fine settimana elettorale in Europa potrebbe avere conseguenze drammatiche non solo per i Paesi direttamente coinvolti. Il melt-down della moneta europea, in corso da anni, per la reiterata litigiosità dei contraenti, ha reso particolarmente vulnerabile l'intero continente europeo, anche se i così detti Paesi virtuosi ancora non si rendono conto di essere legati al destino di tutti gli altri. Ciò non significa certo che si possa perdonare al nostro Paese e ad altri il comportamento di spesa dissennata che ha portato il debito pubblico a livelli insostenibili ed il costo dell'apparato amministrativo pubblico a superare di parecchio la metà del PIL, livello ritenuto universalmente di allarme. Insipienza da una parte e miopia dall'altra hanno prodotto l'effetto di alienare il sostegno della maggior parte dei cittadini dalle loro istituzioni pubbliche, innescando ed alimentando il comportamento di egoismo latente in ciascuno di noi. Il voto di oggi ci dirà se il disamore per la cosa pubblica arriverà al limite dell'anarchia, con conseguenze ancora poco immaginabili, ma drammaticamente presenti in alcune periferie degradate di molti Paesi. Il rimedio, lungo, faticoso, impegnativo, sta solo nel lavoro di ciascuno di noi, nel proprio ambito e con le proprie competenze, per il bene comune, a partire da quello della propria famiglia, per proseguire con quello della nostra comunità, del nostro Paese, dell'umanità intera.
Non è mai troppo scontato riscoprire e rivivere ciò che John Kennedy diceva ai suoi concittadini: "Non chiedetevi cosa lo Stato può fare per voi, ma quello che voi potete fare per lo Stato".

domenica 18 marzo 2012

Una speranza per Irene

Mi sono goduto la piccola Irene per una settimana e, se necessario, sono ancora più convinto che serva l'impegno di ognuno, se vogliamo che lei abbia la possibilità di vivere in un mondo migliore dell'attuale. Un impegno non generico o di facciata, ma concreto, nei piccoli e grandi gesti quotidiani, nella scelta di cosa consumare, come vivere, cosa scegliere di salvare dal rumore di fondo di un'informazione sempre meno seria.
Saranno le scelte di oggi a determinare le opportunità e la qualità della vita che Irene avrà fra cinquantanni.
Il BAU (business as usual) non può essere l'unica via praticabile da una civiltà occidentale che ha perso per strada la propria fibra morale, prima ancora della capacità di darsi un modello di sviluppo che garantisca il benessere dei suoi cittadini. BAU significa per l'occidente lasciarsi marginalizzare in un contesto globale di forte dinamismo da parte dei paesi emergenti, che ci vedono purtroppo come un esempio da emulare, mentre sappiamo per certo che il loro sviluppo con le nostre stesse aberranti modalità porterà inevitabilmente il pianeta ad una situazione incompatibile con la vita come la conosciamo. Per impedire che questo avvenga, tocca a noi trovare una via alternativa, non punitiva e non devolutiva, più attraente da seguire rispetto al modello attuale. Il tempo stringe...

lunedì 5 marzo 2012

Mio padre cavalcava un cammello. Io guido un'auto....


Mio padre cavalcava un cammello. Io guido un'auto. Mio figlio pilota un aereo a reazione. Suo figlio cavalcherà un cammello. (detto Saudita)

Chissà che la saggezza popolare arrivi anche ai potenti della zona e ne traggano le dovute conseguenze. Nelle loro mani, oltre al dono di abbondanti riserve petrolifere, vi è l'opportunità ed i mezzi economici per preparare il domani, allontanando la prospettiva del ritorno ai cammelli. Auguriamoci che questa opportunità non venga sprecata, per il bene di tutti.

La società malata

La tragedia che si è consumata in pochi minuti ieri mattina a Brescia è una delle tante conseguenze che accompagnano una società in disgregazione, i cui modelli di riferimento sono spariti o non più in grado di influenzare il comportamento dei suoi membri. Di fronte a questi episodi, si può assumere l'atteggiamento cinico di affermare che fatti simili sono sempre accaduti e che solo la capillare diffusione dei media li fa sembrare più frequenti e gravi di prima. Oppure si può tentare di comprendere il quadro d'insieme del disagio diffuso nella nostra società, che si manifesta in numerosi episodi apparentemente diversi, che possono sembrare oggettivamente banali, ma rappresentano segnali allarmanti del livello di degrado, senza limitarsi a farlo solo per gli episodi più eclatanti. Mi capita spesso di pensare che la follia che innesca una strage non sia poi così diversa dalla  sterile indifferenza o dall'odio di tanti rapporti interpersonali, falliti a causa della mancata comprensione di un principio fondamentale di qualsiasi unione: la rinuncia inevitabile da parte di ciascun elemento di qualche specifica prerogativa, allo scopo di trarre maggiori vantaggi dalla messa in comune del resto. Ciò si verifica addirittura da miliardi di anni, a partire dai primi organismi unicellulari, che hanno trovato più conveniente per la loro sopravvivenza unirsi a formare colonie sempre più complesse. Le prime società umane sono state senza dubbio originate da un'uguale necessità di mettere in comune le risorse, per ottenerne vantaggi competitivi, a prezzo della rinuncia ad una parte della propria libertà individuale. Questa scelta opportunistica è poi stata codificata da religione e morale sociale, con istituzioni quali la famiglia, la tribù e le moderne nazioni. Non si deve tuttavia dimenticare, oltre il formalismo delle moderne istituzioni sociali, il senso e la necessità della collaborazione tra individui, perché non vi è rapporto dove una delle parti pretende solo di ricevere. Dunque hanno matrice comune, ad esempio, la disonestà contributiva, l'esasperata lotta per apparire, la sopraffazione in ambito familiare, quella in ambito lavorativo, la ricerca spasmodica del benessere individuale alle spese di quello collettivo. L'egoismo, che rimane purtroppo come sedimento alla base di tanti rapporti sociali dei nostri giorni, comporta inevitabilmente che si giunga in tempi rapidi al disaccordo ed all'aperta ostilità, a volte con le conseguenze eclatanti e tragiche sempre più spesso riportate dai media.
La soluzione si trova molto semplicemente in un ritorno al motivo di base che ha generato la formazione delle prime collaborazioni tra individui: la necessità di unirsi, per sopravvivere.

sabato 3 marzo 2012

Progresso/regresso: rischio ed opportunità

Propongo il link ad un interessante editoriale di Giuseppe Bedeschi, apparso sul Corriere della sera del 2 marzo, in cui viene brevemente descritta una posizione filosofica, forse minoritaria, ma non meno autorevole, circa la possibilità che il progresso possa continuare all'infinito, mentre la storia ha domostrato e dimostra che vi sono di frequente drammatici passaggi di imbarbarimento e di crisi.
La nostra epoca sembra di certo essere per la civiltà occidentale un passaggio di questo tipo, con la conclamata perdita di valori morali e di solidarietà intra/inter-specifica. Se ad essa seguirà la scomparsa del nostro modello di sviluppo, travolto da altri emergenti con propotenza in Asia, SudAmerica ed Africa, dipende esclusivamente da quanto in profondità sapremo modificare il concetto materialistico di sfruttamento dissennato delle risorse disponibili, senza riguardo per equità, necessità e sostenibilità.
http://www.corriere.it/cultura/12_marzo_02/bedeschi-tanti-saluti-progresso_af14f818-6470-11e1-9522-b1c79df94a33.shtml

giovedì 1 marzo 2012

Manifesto EnergoClub

Segnalo un link al manifesto ed all'adesione. Non servono commenti, solo l'azione di tutti come individui consapevoli che questa evoluzione è indispensabile e può avvenire senza rinunciare allo sviluppo, ma solo allo spreco.
Grazie

http://www.energoclub.org/page/il-manifesto-per-lenergia-sostenibile

sabato 25 febbraio 2012

Non tutti sono d'accordo

Nonostante alcune scomposte voci di dissenso, sembra che il governo tecnico Monti raccolga il consenso unanime della maggior parte delle forze politiche nazionali. Lo stesso PM va affermando ad ogni occasione che la gente è altrettando d'accordo con i provvedimenti duri che il suo esecutivo è costretto a prendere. Non so se da parte sua si tratta di un desiderio inconscio o se basi questa affermazione su sondaggi seri. A mio parere, sono ben pochi in Italia coloro che sono convinti da un lato che i provvedimenti presi ed in cantiere siano sufficienti per trasformare il Paese e dargli una speranza nel futuro, dall'altro reputano i sacrifici già introdotti o annunciati equamente distribuiti su tutti i contribuenti. Le riforme costituzionali e quella elettorale sono passaggi irrinunciabili, senza cui il rischio di un ritorno della vecchia politica è praticamente assicurato. Ci vuole poco poi a dimostrare che, specie per il secondo aspetto, l'ingiustizia del prelievo è evidente anche ad un'analisi superficiale, in quanto ancora una volta pagano subito i soliti noti e corretti, mentre si va ripetendo il ritornello che ci sarà in futuro una stretta nei confronti degli evasori. Che dire poi di coloro che si vedono di colpo allungare la vita lavorativa di oltre 4 anni?
Forse il dissenso non si è ancora manifestato sui media, e questo viene letto come approvazione: non è così. La gente che ha sempre pagato il giusto non è per natura propensa al presenzialismo mediatico né alle manifestazioni di piazza. Finora, tutti noi che apparteniamo a questa maggioranza silenziosa, siamo rimasti increduli di fronte al massacro, ma temo che la misura sia quasi colma. E quando romperemo il silenzio, sarà per farci sentire forte e chiaro.

venerdì 17 febbraio 2012

La Grecia umiliata

Assistiamo quotidianamento all'umiliazione di un popolo, in nome del rigore di bilancio, dimenticando che esiste qualche altro valore, non quantificabile in temini monetari, oltre al profitto. Il popolo greco non è certo incolpevole per la situazione drammatica in cui si trova, ma mi pare che sarebbe oltremodo ingiusto far pagare alla gente comune il conto salato dei cattivi amministratori della loro cosa pubblica e dell'economia. La culla della civiltà occidentale, in un momento drammatico di bisogno, può essere salvata, con uno sforzo tutto sommato modesto, senza pretendere che si umilii ogni giorno, come un pezzente che tende la mano. Non è con questi sistemi che si favorisce la piena integrazione politica ed economica dell'Unione Europea. Spero che Monti oggi sia convincente.

martedì 7 febbraio 2012

Botte piena e moglie ubriaca?

E' un vecchio modo di dire, che segnala l'impossibilità di ottenere contemporaneamente le due situazioni. Abbiamo di fatto esautorato la Protezione Civile che tutto il mondo ci invidiava, per togliere al suo capo un potere ritenuto eccessivo. Ora, di fronte ai disagi del tempo, tutt'altro che inaspettati e, oserei dire, oggettivamente modesti, da più parti si fa a gara a sparare contro l'inefficienza degli interventi. Gabrielli non ha il carisma di Bertolaso, ma di certo sta facendo il meglio possibile con quello che ha a disposizione. Alemanno e Co. se ne facciano una ragione ed invitino i cittadini alla collaborazione, per una volta, senza inutili ed ipocriti piagnistei.

venerdì 27 gennaio 2012

Un disastro annunciato?

La vicenda della Costa Concordia, nella sua drammaticità, rappresenta un esempio perfetto dell'abitudine nazionale di "chiudere la stalla quando i buoi sono scappati". Dopo due settimane di polemiche e sentenze giornalistiche, mi sembra il caso di osservare sommessamente che la responsabilità del capitano, pur vergognosamente colpevole di leggerezza e vigliaccheria, non è l'unica, né, a me sembra, preponderante.
I declamati eroi delle capitanerie dov'erano mentre una nave da 100000 tonnellate con oltre 4000 persone a bordo si dirigeva alla velocità di crociera contro la costa? Dov'erano gli ufficiali sottoposti di Schettino, che non hanno avuto il coraggio e la freddezza di sollevarlo dal comando, prassi necessaria di fronte ad un comportamento pericoloso per la nave ed i passeggeri, neppure dopo che l'impatto è avvenuto, ma gli hanno consentito di aggravare la situazione, non diffondendo precocemente l'allarme?
Dov'era la compagnia armatrice, a cui hanno sempre fatto comodo le estemporanee manovre azzardate delle sue navi, perché portano pubblicità e clienti?
Penso che il capitano non fosse del tutto nel possesso delle sue facoltà mentali, ma dubito che gli altri citati possano chiamarsi fuori.
Sarebbe una conferma della vigliaccheria, che da qualche opinionista straniero viene citata come tipicamente Italiana, lasciare che lui paghi per tutti, senza un esame di coscienza collettivo delle altre responsabilità. Santi non lo siamo ormai da parecchio, navigatori ed eroi rischiamo di smettere di esserlo, se non dimostriamo di saperci prendere le nostre responsabilità e soprattutto se non ci diamo regole semplici e serie da rispettare senza deroghe.

giovedì 12 gennaio 2012

(Ri)scoprire la propria essenza di umanità

Mi pare evidente, al di là di una prova scientifica certa, che l'uomo è potuto sopravvivere, in un ambiente ostile e con dotazioni fisiche mediocri, anche e soprattutto grazie alla collaborazione tra individui, che ha consentito la formazione di legami sociali stabili, tra cui la famiglia, oltre alla nascita di un codice morale di comportamento nei confronti del prossimo, codificato successivamente anche da molte istituzioni religiose e civili.
Ai nostri giorni, siamo forse giunti ad una fase di sviluppo (inviluppo) in cui la necessità di collaborare viene avverita sempre meno e l'idea di pensare solo al proprio individuale benessere può risultare alettante per molti. Alcuni risultati disastrosi di questo modo di pensare ed agire sono già evidenti, nel numero sempre maggiore di matrimoni che si spezzano, nell'indifferenza verso la res publica, nel cinismo con cui gli operatori economici cercano il massimo profitto, indifferenti alla sorte di tanta gente.
Senza scomodare principi religiosi e verità rivelate, questo trend deve necessariamente essere invertito se vogliamo conservare la possibilità di continuazione della specie. E' del tutto evidente che l'egoismo individuale sta portando l'umanità all'utilizzo abnorme delle risorse di un sistema sostanzialmente finito, con la concreta possibilità di esaurirle in tempi rapidi e di impiegarle comunque in maniera sbilanciata a favore di pochi, con ovvi conflitti per far parte di quella minoranza privilegiata.
Ecco perché dunque solidarietà ed impegno civile devono evolvere da optional per individui sensibili e lungimiranti a necessità impellente di tutti. Una rivoluzione che non parte da ideologie, ma da una semplice constatazione di buon senso, che dovrebbe cancellarle definitivamente. Questo, se il buon senso prevarrà...

martedì 3 gennaio 2012

IRENE

Irene è arrivata: un'emozione dimenticata da molti anni, ma rinnovata con gioia per questa bellissima nipote, che ravviva la speranza nel futuro che negli ultimi tempi era andata scemando. Benvenuta!! Possa la vita e l'amore dei tuoi genitori e dei tuoi nonni aiutarti a contribuire a migliorare la qualità di vita dell'umanità, privilegiando il sentimento al possesso, l'amore al potere.