martedì 30 agosto 2011

Siamo alle solite

Dal vertice di ieri ad Arcore si conferma il solito modo di fare politica, fuori dalle sedi istituzionali ed al riparo da sguardi indiscreti. Molto squallido che all'uscita tutti si siano dichiarati soddisfatti. Le poche novità strutturali contenute fino alla vigilia (abolizione delle province ed accorpamento dei piccoli comuni, dimezzamento dei parlamentari) sono state di fatto eliminate, in attesa di un percorso parlamentare tutt'altro che scontato. Allo stesso modo è stato eliminato il contributo straordinario di solidarietà da parte dei redditi medio-alti. Mi chiedo perché non si sia pensato ad una forma di adesione volontaria, attivando una gara al rialzo tra i veramente ricchi. Possibile che si debba sempre solo parlare dei misfatti, mentre le azioni meritorie non fanno notizia? E' chiaro che nel nostro Paese esistono centinaia di migliaia di persone fisiche e società con patrimoni plurimilionari, anche se al Fisco molte non risultano tali. Buon senso vorrebbe che la stima dei redditi fosse compiuta in modo realistico, non in base alle carte dei commercialisti, che sono considerati tanto più bravi quanto meno riescono a far pagare il cliente. Tutto questo è reso possibile da un intrico di norme la cui applicazione è tanto complessa da rendere possibile una sostanziale elusione. La riforma strutturale necessaria per stroncare un'evasione fiscale al 20% del PIL non può che passare dall'eliminazione in un sol colpo del sistema di norme attuale, con il varo di un testo unico semplice, senza scappatoie ed eccezioni, in cui vengano finalmente introdotti reali strumenti di correttezza da parte di tutti. Affidarsi al senso civico dei cittadini è chiaramente insufficiente, mentre renderli partecipi di vantaggi immediati può essere l'unica strada.

martedì 23 agosto 2011

Populismo e gattopardesca viltà

Chi è arrivato in Parlamento, con qualunque schieramento, non rinuncerà facilmente ai privilegi che la posizione comporta. Essi chiederanno altri sacrifici a tutti noi, pur di non scontentare se stessi ed i propri associati a livello locale. La Lega dimostra ancora una volta la rozza demagogia di un movimento popolare. Solo che usare il linguaggio del popolo per il popolo ha una contropartita: si rischia di dover dire anche ciò che non si pensa, perché alla gente non piace sentirsi negare quel che desidera. Oggi oggettivamente Bossi non può dare ai suoi quel che ha sempre promesso, andando al governo a Roma ladrona, per salvaguardare i diritti del popolo padano. Che non ci sia riuscito è ormai evidente, così come ora il no puntiglioso a qualsiasi modifica del sistema pensionistico è folklore, dopo che sembra approvare che i tagli agli enti locali di fatto svuotino di significato il raggiunto federalismo fiscale. Mi aspettavo almeno un po' di coraggio, ma è evidente che la malattia e la vecchiaia lasciano il segno. Purtroppo anche la Lega soffre del culto di personalità come il PDL e nessuno dei suoi collaboratori ha la stoffa per prendere l'iniziativa politica di essere impopolare ma costruttivo. Si vivacchia in maggioranza così come all'opposizione, dove proposte serie ancora latitano, nonostante da mesi si promettano contromanovre. Al di là di una generica lotta all'evasione, su cui per altro tutti gli onesti non possono che essere d'accordo, e la proposta di una patrimoniale, odiosa di per sé, nessuno ha il coraggio di battersi perché si passi da un sistema fiscale che tassa i redditi ad uno che tassa i consumi, l'unico che finalmente incentiverebbe un modo di vita intelligente e compatibile con le scarse risorse a disposizione. Un prelievo inesistente su un paniere di beni di prima necessità e una tariffa molto più alta dell'attuale su tutto il resto. Un fisco snello con poche norme e poche occasioni di evadere: chi non lo vuole? Ovviamente coloro che prosperano in un sistema complesso  come l'attuale, compresi gran parte dei nostri Parlamentari (Avvocati, Fiscalisti, ecc.).

venerdì 19 agosto 2011

La temperatura aumenta

L'estate assume ogni giorno di più il suo carattere, purtroppo anche sui mercati. L'Italia in ferie rischia di trovare al rientro una situazione ancor più deteriorata, con ulteriore perdita di fiducia nella possibilità di miglioramento di una sistema-Paese che non ha saputo per tempo dotarsi di mezzi strategici efficaci, per provvedere al benessere dei suoi cittadini, ricorrendo invece per decenni a piccoli aggiustamenti tattici, che hanno rivelato i propri limiti strutturali in varie occasioni, compresa la presente.
Leggo le ennesime buone intenzioni della presidente di Confindustria, la quale dà consigli come se la sua categoria non avesse nulla da rimproverarsi. Leggo le dichiarazioni bellicose e risibili di un'opposizione capace solo di sostenere il monotono tentativo di scalzare il governo e sostituirvisi, per prendere il posto alla greppia di coloro che vi si trovano attualmente. Leggo le dichiarazioni contraddittorie di una maggioranza disunita e preoccupata di difendere il proprio orticello elettorale, incapace di volare alto, perché non coesa su un programma condiviso, ma già con il pensiero alle prossime elezioni. In tutto questo, nessuno sembra preoccuparsi del bene del Paese, offrire una visione di lungo respiro, alternativa al semplice binomio consumo-sviluppo, che sempre di più si rivela falso ed autolesionistico. Il nostro Paese ha la fortuna di essere geograficamente, culturalmente e socialmente nella posizione ottimale per inaugurare un modello di sviluppo nuovo, da offrire al mondo come possibile alternativa alla dissennata corsa verso la distruzione. Esiste da noi la possibilità di vivere bene, senza rinunciare alla qualità, ma solo ai bisogni artificiali di una società consumistica, che muove un mezzo da 1500 chili per spostare un corpo da 60, che usa una risorsa preziosa come l'acqua potabile per innaffiare un pò d'erba davanti casa, mentre milioni di donne e bambini ogni giorno camminano per decine di chilometri per trasportarne a casa pochi litri. Potrei fare altri mille esempi di uso dissennato di risorse insostituibili, ma mi limito a citare ancora solo l'abuso di combustibili fossili come fonte di energia, con gli effetti climatici globali di cui ormai tutti stiamo vedendo gli effetti.
Se nessuna istituzione nazionale e sovranazionale sembra farcela, lo deve fare ognuno di noi, con le nostre scelte quotidiane, con una visione di lungo respiro che dia speranza ai nostri figli e nipoti. Possiamo abbandonare il benessre artificiale dato dal possesso e consumo di quantità enormi di beni e servizi di qualità sempre più scadente, per inaugurare la sostenibilità a livello individuale, di piccola comunità, di nazione. Senza rinunciare alla qualità della vita, anzi con un netto miglioramento dell'ambiente, che si riflette in maggior salute mentale e fisica, con il lavoro concepito come contributo all'autosuffienza energetica ed alimentare, non come mezzo per accumulare ricchezza fine a sé stessa.
Una cultura nuova, che non propone utopie, ma affronta le sfide pratiche con un approccio basato su scienza e coscienza, senza più dicotomie tra le due. Si può, se ognuno di noi comincia a fare la sua parte.

mercoledì 17 agosto 2011

Un caldo che dà alla testa...

Alcune delle decisioni prese in questi giorni in campo economico e molti dei commenti ad esse riflettono a mio parere una confusione totale (forse indotta dall'ondata di caldo estivo) tra causa ed effetto. Si dice che il debito pubblico Italiano sia enorme, rispetto al PIL e che quindi esso vada ridotto, innanzitutto con l'obbligo di gestione in pareggio, mentre dall'altro lato si invita il cittadino a tornare a consumare, a spendere di più per far ripartire l'economia. Due concetti in palese contraddizione, se è vero che per ridurre le spese di gestione è necessario risparmiare, non spendere di più. Da qualcun altro viene puntualizzato che oltre il 70% del debito pubblico nazionale è nelle mani dei risparmiatori Italiani, come se questo fosse una consolazione o rendesse tale debito meno esigibile. La manovra va a colpire in prima battuta coloro che per correttezza o per mancanza di scelta pagano il dovuto al fisco, coloro che rappresentano i quadri ed i dirigenti delle nostre aziende. Nulla di più si fa per stanare i molti che ancora sottraggono la maggior parte dei propri redditi al fisco e vivono alle spalle di ciascuno di noi, spesso ostentando la propria furbizia. Sarebbe serio se prima di chiedere sacrifici ai soliti, si stroncasse alla fonte il malcostume di  evadere: basterebbe tassare i consumi , non i redditi, veri o presunti, a vantaggio di chi vive con poco. L'economia non ha bisogno di spreconi, la qualità della vita neppure.  

sabato 13 agosto 2011

Le regole elettorali

Di fronte a quanto sta succedendo, viene da chiedersi se non sia il caso di tagliare decisamente con il passato e ritirare l'assegno in bianco dato ai partiti in campo elettorale. Dovremmo immaginare un nuovo sistema nel quale sia finalmente possibile, per chi se la sente ed ha competenza dimostrata, candidarsi a ricoprire un ruolo di rappresentanza parlamentare e governativa. Se si lascia anche questa volta l'iniziativa ai partiti, il rischio di una rivolta popolare disordinata e violenta è più che probabile. Siccome le rivoluzioni sono spesso prodromo di peggioramento persino del già drammatico status quo, sarebbe opportuno evitare di arrivarci. La modifica delle regole elettorali non può certo avvenire per iniziativa dei nostri attuali politici di professione, i quali in gran parte vedono il loro ruolo come un comodo punto di arrivo, con annessi potere e privilegi. Lo spirito di servizio per il bene del Paese è diventato merce rara, tanto che chi ancora lo professa viene deriso dai colleghi e tacciato di ingenuità politica. L'iniziativa di cambiare le regole del gioco deve dunque essere di origine popolare, attraverso un referendum propositivo, con poche chiare opzioni. Se un Paese ha bisogno delle migliori competenze per uscire da una situazione difficile, buon senso vorrebbe che si affidasse il compito a chi ha dimostrato nella propria vita di avere già affrontato con successo difficoltà analoghe e sia disponibile a farlo. Dunque il primo passaggio potrebbe essere una sorta di auto-candidatura, con presentazione di un Curriculum Vitae, in cui il candidato illustri le sue esperienze pregresse ed il suo pensiero. Tra tutte le candidature si potrebbe poi procedere ad un primo screening, basato su criteri oggettivi, attraverso uno specifico SW, che sia in grado di accoppiare ruoli e caratteristiche. La scelta finale sarebbe poi effettuata da un comitato elettorale di saggi, estratti a sorte in tutte le regioni con una procedura casuale tra tutti i cittadini maggiorenni, noti al fisco, senza procedure civili o penali pregresse o in corso. Tale comitato verrebbe insediato ad hoc, per un periodo non superiore a 30 gg ed ai partecipanti verrebbe corrisposta una diaria di entità congrua. Una volta effettuata la scelta di 600 candidati al Parlamento (due camere con ruoli diversi, una in rappresentanza degli enti locali ed una legislativa federale, per un numero complessivo non superiore a 300), si procederebbe alla votazione per scelta diretta da parte dei cittadini. Ogni candidato avrebbe a disposizione mezz'ora di tempo  su un medium scelto allo scopo, per illustrare i suoi programmi e le sue idee. La campagna elettorale potrebbe dunque durare non oltre 50 gg. La scelta dell'ordine di presentazione dei candidati sarebbe a sorteggio. Gli interventi di ciascun candidato potrebbero restare a disposizione su un portale dedicato. Le votazioni si potrebbero svolgere in un'unica giornata, con un sistema elettronico di scelta  con touch screen, con contabilizzazione immediata dei risultati di preferenza. I primi 320 candidati verrebbero eletti in Parlamento, i primi 20 verrebbero incaricati di formare il governo, scegliendo competenze anche al di fuori degli eletti in Parlamento. Essi sceglierebbero al loro interno il primo Ministro ed i titolari dei ministeri.
I membri eletti del Governo avrebbero 15 giorni di tempo per presentare un programma per l'intera legislatura, di durata non superiore a 5 anni, programma che verrebbe portato in assemblea congiunta e discusso/modificato/approvato in non oltre una settimana.
Questo in nuce quanto mi piacerebbe vedere nel mio Paese, anche se non so se definirlo un sogno o se vi siano proposte diverse, migliori. Suggerisco quindi di bandire un conscorso di idee in proposito, tra cui effettuare una sintesi. Il sistema elettorale dovrebbe comunque essere tanto semplice da essere comprensibile al cittadino medio. Lo stesso dovrebbe essere tutto ciò che viene deliberato in sede legislativa. Basta burocratese, basta freseologie contorte e fumose, da cui siano possibili diverse interpretazioni. La casalinga di Voghera deve capire!

mercoledì 10 agosto 2011

Attualità: egoismo ed evoluzione


Stiamo da tempo assistendo alla seconda puntata di una truffa planetaria a spese dei piccoli risparmiatori da parte di speculatori istituzionali e privati. La prima ha coinciso con l'implosione della bolla dei derivati nel 2008.
Nel frattempo la comunità internazionale ha agito in modo debole ed in ordine sparso, spesso con interventi che hanno premiato proprio i maggiori responsabili dello sfacelo, penalizzando ulteriormente i piccoli risparmiatori, ovvero la stragrande maggioranza dei cittadini, con nuove tasse, palesi o mascherate.
Dopo due anni, abbiamo dimenticato quanto possa essere rischioso dare corda a, e cercare facili guadagni con, una finanza virtuale, le cui dimensioni superano di molte volte in valore quella reale, basata su beni e servizi veri. Per questo, ora si stanno bruciando ogni giorno centinaia di miliardi di € di capitalizzazione, senza che alcuno possa avere l'autorevolezza per fermare il massacro.
Che sia un problema di leadership o di governance (com'è di moda ora), appare evidente, che sia un problema planetario è altrettanto evidente, anche se i politici nostrani d'opposizione ed i media loro sodali continuano ad attribuirne l'intera responsabilità al nemico pubblico numero uno. Il nostro B. sarebbe sempre più simile al padreterno, con ulteriore gratificazione del suo già notevole ego. Purtroppo le cose non stanno così e sono certo che nessuno in pieno possesso di un minimo di facoltà mentali possa negare che il modello di società che si è venuto a creare rischia seriamente di non essere più in grado di garantire una sopravvivenza a lungo termine al genere umano.
In un mondo dove le notizie viaggiano istantaneamente e universalmente, sussistono situazioni politiche, economiche e sociali tanto diverse da essere incompatibili, con l'inevitabile sorgere di tensioni insanabili tra chi è visto come privilegiato (la minoranza) e chi vorrebbe ambire a diventarlo (la maggioranza). Questo si verifica a tutte le scale di osservazione, dalla famiglia alla nazione, all'intero genere umano. Le conseguenze sono parimenti osservabili ad ogni livello di dettaglio, con l'aumento esponenziale di separazioni familiari, con la faziosità politica e sociale divenuta routine, con la miope tentazione isolazionista da parte di alcuni Stati. Il tutto è motivato dall'egoismo, un tratto tipicamente umano che millenni di evoluzione hanno contribuito a rafforzare. Ovvero, sono forse venuti meno i necessari contrappesi della solidarietà, che ha permesso al genere umano di sopravvivere in ambienti ostili, con la collaborazione e la condivisione sociale dello stesso destino. Una delle caratteristiche comuni a tutte le religioni è per l'appunto il senso di appartenenza ad una comunità, la speranza di una salvezza trascendente da raggiungere non individualmente, bensì insieme ad altri con le stesse convinzioni. Da qualche tempo, il progresso ha posto molti di noi in condizione di pensare di poter fare a meno degli altri e questo si è poco alla volta trasformato in aperta ostilità verso chiunque non appartenga alla nostra stretta cerchia. Vedere quanto la litigiosità per futili motivi sia diventata comune fa male al cuore, non solo di chi segue il messaggio cristiano, ma anche di chi, come me, sa che natura, scienza e tecnologia hanno bisogno da parte dell'uomo di un comportamento cooperativo e collaborativo, per continuare a garantirgli quelle eccezionali condizioni di vita di cui ha bisogno. L'insieme straordinario di caratteristiche fisiche del nostro pianeta, così perfetto per la vita come la conosciamo, si sta rivelando anche estremamente fragile, sulla spinta di insulti sempre più massicci dovuti all'attività antropica.
La falsa convinzione che possa esserci un ciclo infinito di progresso e benessere viene ancora oggi propagata come rimedio alla crisi dei mercati. Da più parti ci viene detto: consumate di più, in modo che la nostre aziende possano produrre di più e tutti possiamo diventare più ricchi. Questa è una bugia talmente palese che mi chiedo perché nessuno ancora abbia posto il problema a livello politico.
Nessun sistema, per quanto grande sia, e la nostra terra non lo è, può sopportare all'infinito la spinta al disequilibrio che è insita in ogni attività legata alla vita. Si tratta di una semplice constatazione termodinamica: disporre di energia e materia coerente, caratterizzata da un grado elevato di ordine, ed usarla in quantità sempre più massicce, la rende irreversibilmente più incoerente e disordinata, indisponibile per ulteriori usi, se non a prezzo di ancora maggiori quantità di energia e materia.

L'invito ad un maggior consumo altro non è che la dissennata soluzione di chi non ha la minima conoscenza di questo semplice principio.