mercoledì 10 agosto 2011

Attualità: egoismo ed evoluzione


Stiamo da tempo assistendo alla seconda puntata di una truffa planetaria a spese dei piccoli risparmiatori da parte di speculatori istituzionali e privati. La prima ha coinciso con l'implosione della bolla dei derivati nel 2008.
Nel frattempo la comunità internazionale ha agito in modo debole ed in ordine sparso, spesso con interventi che hanno premiato proprio i maggiori responsabili dello sfacelo, penalizzando ulteriormente i piccoli risparmiatori, ovvero la stragrande maggioranza dei cittadini, con nuove tasse, palesi o mascherate.
Dopo due anni, abbiamo dimenticato quanto possa essere rischioso dare corda a, e cercare facili guadagni con, una finanza virtuale, le cui dimensioni superano di molte volte in valore quella reale, basata su beni e servizi veri. Per questo, ora si stanno bruciando ogni giorno centinaia di miliardi di € di capitalizzazione, senza che alcuno possa avere l'autorevolezza per fermare il massacro.
Che sia un problema di leadership o di governance (com'è di moda ora), appare evidente, che sia un problema planetario è altrettanto evidente, anche se i politici nostrani d'opposizione ed i media loro sodali continuano ad attribuirne l'intera responsabilità al nemico pubblico numero uno. Il nostro B. sarebbe sempre più simile al padreterno, con ulteriore gratificazione del suo già notevole ego. Purtroppo le cose non stanno così e sono certo che nessuno in pieno possesso di un minimo di facoltà mentali possa negare che il modello di società che si è venuto a creare rischia seriamente di non essere più in grado di garantire una sopravvivenza a lungo termine al genere umano.
In un mondo dove le notizie viaggiano istantaneamente e universalmente, sussistono situazioni politiche, economiche e sociali tanto diverse da essere incompatibili, con l'inevitabile sorgere di tensioni insanabili tra chi è visto come privilegiato (la minoranza) e chi vorrebbe ambire a diventarlo (la maggioranza). Questo si verifica a tutte le scale di osservazione, dalla famiglia alla nazione, all'intero genere umano. Le conseguenze sono parimenti osservabili ad ogni livello di dettaglio, con l'aumento esponenziale di separazioni familiari, con la faziosità politica e sociale divenuta routine, con la miope tentazione isolazionista da parte di alcuni Stati. Il tutto è motivato dall'egoismo, un tratto tipicamente umano che millenni di evoluzione hanno contribuito a rafforzare. Ovvero, sono forse venuti meno i necessari contrappesi della solidarietà, che ha permesso al genere umano di sopravvivere in ambienti ostili, con la collaborazione e la condivisione sociale dello stesso destino. Una delle caratteristiche comuni a tutte le religioni è per l'appunto il senso di appartenenza ad una comunità, la speranza di una salvezza trascendente da raggiungere non individualmente, bensì insieme ad altri con le stesse convinzioni. Da qualche tempo, il progresso ha posto molti di noi in condizione di pensare di poter fare a meno degli altri e questo si è poco alla volta trasformato in aperta ostilità verso chiunque non appartenga alla nostra stretta cerchia. Vedere quanto la litigiosità per futili motivi sia diventata comune fa male al cuore, non solo di chi segue il messaggio cristiano, ma anche di chi, come me, sa che natura, scienza e tecnologia hanno bisogno da parte dell'uomo di un comportamento cooperativo e collaborativo, per continuare a garantirgli quelle eccezionali condizioni di vita di cui ha bisogno. L'insieme straordinario di caratteristiche fisiche del nostro pianeta, così perfetto per la vita come la conosciamo, si sta rivelando anche estremamente fragile, sulla spinta di insulti sempre più massicci dovuti all'attività antropica.
La falsa convinzione che possa esserci un ciclo infinito di progresso e benessere viene ancora oggi propagata come rimedio alla crisi dei mercati. Da più parti ci viene detto: consumate di più, in modo che la nostre aziende possano produrre di più e tutti possiamo diventare più ricchi. Questa è una bugia talmente palese che mi chiedo perché nessuno ancora abbia posto il problema a livello politico.
Nessun sistema, per quanto grande sia, e la nostra terra non lo è, può sopportare all'infinito la spinta al disequilibrio che è insita in ogni attività legata alla vita. Si tratta di una semplice constatazione termodinamica: disporre di energia e materia coerente, caratterizzata da un grado elevato di ordine, ed usarla in quantità sempre più massicce, la rende irreversibilmente più incoerente e disordinata, indisponibile per ulteriori usi, se non a prezzo di ancora maggiori quantità di energia e materia.

L'invito ad un maggior consumo altro non è che la dissennata soluzione di chi non ha la minima conoscenza di questo semplice principio.

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