venerdì 19 agosto 2011

La temperatura aumenta

L'estate assume ogni giorno di più il suo carattere, purtroppo anche sui mercati. L'Italia in ferie rischia di trovare al rientro una situazione ancor più deteriorata, con ulteriore perdita di fiducia nella possibilità di miglioramento di una sistema-Paese che non ha saputo per tempo dotarsi di mezzi strategici efficaci, per provvedere al benessere dei suoi cittadini, ricorrendo invece per decenni a piccoli aggiustamenti tattici, che hanno rivelato i propri limiti strutturali in varie occasioni, compresa la presente.
Leggo le ennesime buone intenzioni della presidente di Confindustria, la quale dà consigli come se la sua categoria non avesse nulla da rimproverarsi. Leggo le dichiarazioni bellicose e risibili di un'opposizione capace solo di sostenere il monotono tentativo di scalzare il governo e sostituirvisi, per prendere il posto alla greppia di coloro che vi si trovano attualmente. Leggo le dichiarazioni contraddittorie di una maggioranza disunita e preoccupata di difendere il proprio orticello elettorale, incapace di volare alto, perché non coesa su un programma condiviso, ma già con il pensiero alle prossime elezioni. In tutto questo, nessuno sembra preoccuparsi del bene del Paese, offrire una visione di lungo respiro, alternativa al semplice binomio consumo-sviluppo, che sempre di più si rivela falso ed autolesionistico. Il nostro Paese ha la fortuna di essere geograficamente, culturalmente e socialmente nella posizione ottimale per inaugurare un modello di sviluppo nuovo, da offrire al mondo come possibile alternativa alla dissennata corsa verso la distruzione. Esiste da noi la possibilità di vivere bene, senza rinunciare alla qualità, ma solo ai bisogni artificiali di una società consumistica, che muove un mezzo da 1500 chili per spostare un corpo da 60, che usa una risorsa preziosa come l'acqua potabile per innaffiare un pò d'erba davanti casa, mentre milioni di donne e bambini ogni giorno camminano per decine di chilometri per trasportarne a casa pochi litri. Potrei fare altri mille esempi di uso dissennato di risorse insostituibili, ma mi limito a citare ancora solo l'abuso di combustibili fossili come fonte di energia, con gli effetti climatici globali di cui ormai tutti stiamo vedendo gli effetti.
Se nessuna istituzione nazionale e sovranazionale sembra farcela, lo deve fare ognuno di noi, con le nostre scelte quotidiane, con una visione di lungo respiro che dia speranza ai nostri figli e nipoti. Possiamo abbandonare il benessre artificiale dato dal possesso e consumo di quantità enormi di beni e servizi di qualità sempre più scadente, per inaugurare la sostenibilità a livello individuale, di piccola comunità, di nazione. Senza rinunciare alla qualità della vita, anzi con un netto miglioramento dell'ambiente, che si riflette in maggior salute mentale e fisica, con il lavoro concepito come contributo all'autosuffienza energetica ed alimentare, non come mezzo per accumulare ricchezza fine a sé stessa.
Una cultura nuova, che non propone utopie, ma affronta le sfide pratiche con un approccio basato su scienza e coscienza, senza più dicotomie tra le due. Si può, se ognuno di noi comincia a fare la sua parte.

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