giovedì 28 luglio 2011

Altri pensieri in libertà di inizio anno (2011)

Rivedere quanto si affermava tempo fa è un'ottima abitudine, che serve a comprendere la propria pochezza o, al contrario, a rafforzare le proprie convinzioni. Seguono alcune considerazioni che risalgono all'inizio dell'anno in corso. Mi pare di poterle ancora sottoscrivere.

13/01/2011
Si discute in tutto il Paese di referendum alla Fiat, di verdetto della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento, sulle alleanze di governo per scongiurare le elezioni anticipate. Problemi importanti, ma di scarsa rilevanza se non per i diretti interessati, ovvero gli operai della Fiat, che non investirebbe in mancanza di un ampio consenso alle condizioni contrattuali proposte. Mi sembra ridicolo, non solo anacronistico, pensare che la proposta di Marchionne venga interpretata dai Landini e dalle Camusso come un ricatto, che lede i diritti fondamentali della classe operaia, di cui si professano paladini, senza rendersi conto che a fianco dei diritti esistono precisi doveri, che raramente questi dirigenti sindacali hanno spiegato alle migliaia di loro iscritti, per i quali l'assenza in concomitanza di un giorno pre o post festivo è del tutto giustificata, per i quali una partita in diretta ha la precedenza sul loro dovere professionale, per i quali la presenza, non dico il lavoro, in un ufficio pubblico è discrezionale e può essere interrotta a piacere per esigenze personali, a patto che qualche collega timbri il cartellino. Non sono sprovveduto al punto da pensare che cose del genere non succedano anche altrove, ma in Italia ed in altri Paesi dell'area mediterranea il fenomeno ha assunto dimensioni tali da risvegliare persino le ire del nostro Brunetta, che ha fatto della campagna contro i fannulloni la sua bandiera politica ed ora vive di rendita. Non so quanto la sua azione sia stata efficace e/o duratura, ma conosco abbastanza la natura umana per capire che senza un sostanziale cambiamento di atteggiamento di ciascuno di noi, il fenomeno a poco a poco tornerà: il nostro non può essere un atteggiamento di rassegnazione, ma dobbiamo denunciare i furbi, perché è un nostro interesse personale, essi rubano a ciascuno di noi tempo e soldi. Bene fa il sindaco di Bari che recluta i cittadini per scoprire i fannulloni tra i dipendenti delle aziende municipali. Anche se solo un ex magistrato può pensare di passarla liscia con un'azione tanto "disdicevole".

La Corte Costituzionale sta decidendo se una legge approvata dal Parlamento sia o meno in linea con la nostra Costituzione, di volta in volta tirata in ballo quando non si vuole cambiare lo status quo, come se essa fosse promanata direttamente da Dio, e non stesa da un gruppo di uomini che avevano vissuto la vicenda tremenda di una guerra e di una sconfitta vergognosa e stavano cercando con la carta costituzionale di scongiurare la possibilità che si potessero verificare di nuovo condizioni favorevoli al ripetersi di quella tragedia. Il considerare la Costituzione perfetta ed immutabile, l'aver bisogno di un consesso di magistrati per interpretarla, l'uso politico che se ne fa spesso, gli ostacoli oggettivi e legislativi al suo cambiamento anche in parti che appaiono chiaramente anacronistiche, la dicono lunga sulla volontà politica di fare il bene del Paese da parte dei nostri rappresentanti parlamentari.

Ad oggi le sorti del governo Berlusconi sono letteralmente nelle mani di un gruppo di 15 giudici, in maggioranza avversari politici della coalizione di governo. L'esito apparirebbe quindi scontato, se non fosse per i condizionamenti politici cui non possono sottrarsi. Gran parte dell'opposizione e della maggioranza infatti non vogliono elezioni anticipate, per motivi diversi. Il verdetto sarà quindi un ennesimo compromesso degno della tradizione, che scontenterà ufficialmente tutti, ma renderà possibile al governo continuare a vivacchiare, alle opposizioni avere altro tempo per cercare un'improbabile unità d'intenti, più sostanziale del semplice odio per Berlusconi, mentre il resto del Paese continuerà a subire il danno dell'immobilismo e dell'insipienza.
Qui sta il problema: della gente, dei problemi economici spiccioli che ciascuno di noi affronta tutti i giorni, o del disegno di lungo respiro di un nuovo possibile modello di sviluppo, nessuno si preoccupa. L'Italia scivola di anno in anno verso la marginalità economica e verso l'irrilevanza internazionale.
Il nostro Paese può e deve invece diventare il precursore di un nuovo approccio al modello di vita dell'uomo sul nostro straordinario pianeta. E' ormai indispensabile un paradigma nuovo che costituisca un patto tra uomo e natura finalmente rispettoso delle leggi della fisica, che non si piegano al capriccio dei nostri desideri, delle leggi della solidarietà verso i meno fortunati, con la messa a disposizione di tecnologie adatte al loro sviluppo armonico, cosa che comunque è nell'interesse delle società più evolute, dei doveri che abbiamo verso le generazioni future, anche contro l'egoismo ed il tatticismo del nostro agire quotidiano.
L'Italia è geograficamente, culturalmente e sociologicamente nelle condizioni ideali per farsi laboratorio di questo nuovo modello di sviluppo, che preveda un bilancio equilibrato tra risorse impiegate e risorse rigenerate, che consenta di guardare con fiducia al futuro, che sia da stimolo per chi si affaccia alla vita ora e non trova motivazioni per impegno e studio.

Il ruolo dei media
Cito il columnist di Time Joe Klein sul settimanale del 10 gennaio 2011, a proposito della sovraesposizione mediatica della nostra società:

"L'effetto di tutto questo rumore è di dare l'impressione che stia accadendo qualcosa di drammatico, anche quando in realtà non accade alcunché. Diventa quasi impossibile per noi renderci conto dello stato della nazione- e diventa del tutto impossibile occuparsi di minacce astratte di lungo periodo, quali il cambiamento climatico, un sistema educativo poco incisivo ed il cancro economico causato dalla speculazione finanziaria. Questo è l'esatto opposto di quel che i media dovrebbero fare. E' di gran lunga un pericolo maggiore per la Nazione del circo di Sarah Palin o dell'anarchia di Julian Assange. Ogni anno che passa diventa peggio, e non ci vedo proprio alcun rimedio."

Si può senza dubbio trasportare qui da noi, solo cambiando gli oggetti del futile dibattito giornalistico che fa "tanto rumore per nulla", evitando accuratamente di affrontare i problemi seri e reali, ancorché poco attraenti, del lavoro che latita, della giustizia che offre infinite garanzie ai delinquenti e non tutela le loro vittime, del sistema scolastico, che per interesse di pochi viene tenuto nello stato miserevole che tutti sappiamo. Argomenti questi non certo glamour come una litigata nella casa del Grande Fratello o una presunta litigata tra Berlusconi e Tremonti.
Il gossip ed il voyeurismo sono atteggiamenti che fanno vendere. Il resto non vale la pena di essere affrontato.
D'altro canto i messaggi articolati possono essere recepiti da sempre meno persone, perché richiedono una preparazione ed una capacità di pensiero razionale in rapida scomparsa. Ed allora, dal punto di vista dei media, è corretto dare al pubblico solo l'informazione che il pubblico vuole e nella forma che il pubblico è in grado di assimilare: quanto sono lontani gli anni in cui un giornalista televisivo da solo insegnò la lingua italiana a milioni di analfabeti.

Un esempio (26-01-2011)
Da un paio di settimane a questa parte è scoppiato il caso del PM Berlusconi indagato per concussione e pedofilia. I fatti possono essere veri o presunti, ma in ogni caso la scelta di indagare e l'abile regia della diffusione ai media dei contenuti delle indagini da parte della Procura di Milano ancora una volta hanno l'effetto di radicalizzare lo scontro tra quanti sono a favore e quanti sono contro Berlusconi. Per gli uni, il capo può essere al massimo tacciato di imprudenza, per gli altri egli è un mostro che abusa di minorenni, invece di occuparsi dei suoi doveri di premier. Un osservatore esterno e spassionato troverebbe grottesco che in presenza di tali e tanti problemi economici e sociali, in Italia non si parli da settimane che di questo. Semmai si chiederebbe se sia possibile che una nazione occidentale sia retta da simili buontemponi, se il sistema della giustizia che usa sistematicamente armi politiche di delegittimazione dell'avversario sia degno di un Paese civile, anche alla luce del fatto evidente che solo pochi cittadini possono permettersi, come Berlusconi, di spendere tanto per difendersi. Esistono milioni di pratiche civili pendenti, che tali rimangono per anni e condizionano pesantemente la vita ed il benessere di milioni di cittadini, esistono centinaia di migliaia di cause penali, alcune di eccezionale gravità, che richiedono anni, a volte decenni per essere portate alla conclusione. Invece di occuparsi di questo, i magistrati sono liberi di scegliere i sospetti (non già le notizie) di reato che potenzialmente daranno maggiore esposizione mediatica, trampolino di lancio già ampiamente usato da altri per l'ingresso in politica, senza minimamente curarsi delle conseguenze sulla vita di persone innocenti coinvolte, del bene del Paese o dell'interesse generale al buon funzionamento della giustizia. Questo è un esempio lampante dell'assoluta dicotomia tra quanto proclamato e quanto compiuto da parte di una categoria di cittadini illustri, investiti del potere di giudicare e perseguire i propri simili e spesso dimentichi della responsabilità che questo comporta.

Buonsenso vorrebbe che Berlusconi facesse un passo indietro e lasciasse ad altri il ruolo di PM, si presentasse di fronte ai giudici e chiarisse i fatti che lo riguardano. Buonsenso vorrebbe che, una volta accertata l'eventuale inconsistenza delle accuse, ai magistrati che hanno promosso e condotto l'indagine, con impiego di ingenti mezzi e risorse, venisse imputato il pagamento di una parte dei costi e li si potesse declassare ad occuparsi di compiti più adatti alla loro scarsa professionalità.
Tutto questo non avverrà, per mancanza di buon senso da una parte e dall'altra: Berlusconi si atteggerà a vittima politica, esigendo dai suoi assoluta fedeltà, i magistrati della procura di Milano continueranno ad insistere, anche contro ogni ragionevole dimostrazione di non imputabilità, sicuri che in caso di totale sconfitta delle loro tesi troveranno comunque aperta la strada della carriera politica tra le file di partiti di opposizione pronti ad accoglierli e candidarli.
Pazzesco!

Di seguito un commento ad un articolo apparso su Time a firma Beppe Severgnini, giornalista che stimo, ma che in questa occasione non ha resistito alla tentazione di praticare lo sport nazionale numero due: quello di dir male dell'Italia, specie all'estero.
 
Comment to the Viewpoint of Beppe Severgnini “ Why Does Italy Put Up with Berlusconi?”

Time, February 7, 2011

Let me please give you a second unbiased viewpoint of the Italian supposed anomaly, Berlusconi.
He is a successful entrepreneur who decided to become a politician almost 20 years ago, at a time when traditional political center parties, that were into power, were all but destroyed by an anti corruption campaign, which curiously left untouched the left wing parties, in spite of the fact that they were similarly corrupted.
The magistrate heading the team of “Mani Pulite” (clean hands) swore to destroy the novel politician Berlusconi, who had just succeeded in snatching a sure victory from the hands of the left, by creating overnight a new party. From that moment onward, it has been a succession of judicial trials, often clearly inconsequential, against the man, who has been depicted by a press close to the left wing intellectual cadre as the number one enemy to fight with every means, even the physical elimination, which last year a disturbed soul really attempted. Over the years he has been vehemently outspoken against the magistrates, who are unaccountable in Italy, even though they spend public money in pursuing political goals. That same magistrate of “Mani Pulite”, DiPietro, is now head of an opposition party, which is far from being a model of honesty and transparency.
As of late, Berlusconi must have had some bouts of senility, since he has gone into a display of incredible foolishness, by indulging privately in lavish dinner parties, where many young and beautiful girls were often invited and rewarded with rich money gifts.
Some months ago a team of magistrates again set out to destroy him politically by investigating with every possible means into his private life, tapping some 300000 telephone calls, spending something like 1 million € in doing so and diverting hundreds of sorely needed personnel from much more important tasks, like fighting against the organized crime and the corruption. Not only this is unusual, but the results and the findings have been leaked regularly to the press close to the left opposition and have become in the last month a monotone campaign of gossip and prudery.
While it is ridiculous that Berlusconi may be convicted for giving away his own money, the opposition is asking him to quit as prime minister, on the ground that he is morally unfit to cover an institutional position. I have always been suspicious about those who publicly preach morality and privately do the worse. The Italian professional politicians more or less are hypocrites, who do not have the interest of the Country as guiding principle, but are intent at grabbing whatever benefits they can for themselves and their companions, especially family.
Moreover, Italy is slowly declining because radical institutional reforms are being opposed on political ground, instead of being discussed in substance. The education, the legislative, the judiciary systems are all in very poor health, while the economic entrepreneurship is being hindered by a legislation that is made for incomprehension, and the many honest people who work and pay their due are laughed at by the many wily dishonest ones, who find every subterfuge for not paying.
A "normal" Country would consider the extravagant behavior of Berlusconi no more than a way of humoring a dull day, while concentrating in tackling all the problems it has.

Beppe Severghini, whom I have always appreciated for his moderation, in this case has joined the group of the professional denigrators, who like to depict their Country in the worse possible way, even though they do not consider for an instant to leave it.
Armido Cremaschi

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