martedì 14 maggio 2013

Il senso di Grillo per lo Stato

Leggendo ed ascoltando le recenti dichiarazioni di Grillo a proposito di quel che succederà entro la fine dell'anno, non si può che concludere che il leader del M5S è tutt'altro che l'asserito salvatore della patria. La minaccia palese di guerra civile, in caso di non vittoria alle prossime consultazioni è una vera e propria apologia di reato ed una palese istigazione, mentre gli inevitabili e prevedibili problemi interni al Movimento rischiano di logorarne il monolitismo di facciata. Grillo ha raccolto attorno a sé mille ragioni diverse per dire basta al sistema della corruzione di cui i partiti sono parte integrante, ragioni tutte legittime e condivisibili da chi ha visto per decenni sfumare ogni speranza che l'Italia diventi un Paese civile nel campo della giustizia sociale, dell'economia, del diritto. Molti hanno visto in Grillo l'ultima speranza di cambiamento non violento, ma la storia nazionale insegna che la violenza verbale suscita sempre manifestazioni di violenza reale e che l'uso spregiudicato delle piazze sfugge spesso di mano, con conseguenze tristemente prevedibili, ma raramente preventivate.
I Parlamentari eletti del M5S sono lo specchio imperfetto di queste diverse istanze, perché la scelta dei candidati non è certo avvenuta in modo trasparente e democratico. A loro, unici depositari del voto di 9 milioni di Italiani, è affidato il compito di impedire che il disegno disfattista del loro leader porti il Paese alla guerra civile, evocata da quel che è successo a Brescia.
Essi hanno il dovere di rappresentare gli elettori che li hanno mandati a Roma, senza obbedire ciecamente alle direttive del capo, ma esclusivamente allo loro coscienza civile, senza timore delle rappresaglie e del linciaggio mediatico, con la consapevolezza della coerenza tra ciò che si pensa, si dice e si fa.
A loro, ed ai Parlamentari eletti negli altri schieramenti, gli Italiani chiedono di porre seriamente mano alle modifiche costituzionali indispensabili a rendere possibile una piena democrazia.
Non abbiano timore di farlo, anche contro i piani strategici di Grillo/Casaleggio, perché il bene del Paese deve venire prima del bene del Movimento: che differenza ci sarebbe altrimenti?

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