mercoledì 21 maggio 2014

Più Europa, meno burocrati

Sembra facile dirlo, ma stiamo appunto mandando al Parlamento europeo i nostri rappresentanti: se vogliamo che la loro azione sia efficace, per prima cosa è necessario andare a votare, poi è necessario votare per un cambiamento radicale della politica europea, che ha preteso di mettere insieme le regole prima di mettere insieme i popoli. L'Europa non sarà mai una sola, fino a quando sarà matrigna per così tanti, spietata con i deboli e condiscendente con i forti (o presunti tali, leggi Francia).
L'Italia, con il solito complesso di autolesionismo che ci contraddistingue quando siamo all'estero, non ha saputo negli ultimi anni far valere il proprio peso e le proprie idee in una serie di occasioni, che si sono rivelate estremamente dannose per noi e per la politica mondiale. La crisi dei regimi arabi si è trasformata, per la miopia e l'ingordigia di alcuni Paese europei, da occasione di democrazia ad incubo di fondamentalismo islamico, con conseguenze drammatiche per le popolazioni coinvolte, ma gravi danni anche per l'Europa, in particolare quella meridionale. La crisi in Ucraina ha il dirompente potenziale di spingere la Russia ad abbandonare l'idea di una convivenza reciprocamente vantaggiosa con l'Europa, per rivolgersi ad Est, accentuando la marginalizzazione economica e politica del vecchio continente.
Il semestre italiano di presidenza dell'Unione può diventare una delle poche occasioni che abbiamo per tentare un'inversione di tendenza: per questo le votazioni europee sono importanti, non certo per le inesistenti implicazioni per il governo nazionale, che durerà per quanto saprà fare e finirà prematuramente solo se si farà impastoiare ancora una volta dallo status quo.  

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