sabato 26 luglio 2014

Se ancora non bastano i segnali, ci meritiamo il peggio

Il senso di impotenza della gente comune di fronte a tragedie che si succedono con sempre maggiore frequenza sta sfociando in rassegnazione e disperazione. Ogni giorno, disastri "naturali" o provocati dall'uomo distruggono vite umane e beni in misura ben maggiore di quel che viene costruito. Forse il genere umano è arrivato al capolinea, ma ancora pochi, troppo pochi, se ne sono resi conto ed hanno adottato uno stile di vita compatibile con le mutate condizioni socioeconomiche e dell'ecosistema, un comportamento che consente di sperare nel futuro dei nostri figli. La stragrande maggioranza si rassegna invece al declino, quando non si lascia prendere dalla disperazione. Gaza, Ucraina, Siria, Iraq, Afganistan, Nigeria, Mali sono altrettanti insulti all'intelligenza, altrettante dimostrazioni della stupidità di una razza che crede di dominare gli eventi, ma è solo capace di produrre tragedie e sconvolgimenti ai quali poi non sa porre rimedio. Sono dunque i pochi che hanno coscienza di quello che sta succedendo che devono farsi sentire, che devono uscire dalle proprie isole di vita sostenibile, per diffondere le proprie idee, in modo che esse assumano una massa critica sufficiente ad invertire la corsa verso l'annientamento.

Nessun commento:

Posta un commento