lunedì 19 settembre 2011

Il tempo per agire è quasi finito

Sono già passati due anni dalla confereza di Copenaghen sui cambiamenti climatici: da allora poco o nulla è stato fatto, anche per effetto della crisi globale che ha contratto la maggior parte delle economie evolute, con evidenti ricadute sulla disponibilità di risorse publiche e private. Tuttavia non abbiamo altre scelte se non quella di imboccare con decisione un modello di sviluppo compatibile con la finitezza del sistema sul quale viviamo.
Riporto l'introduzione di Alan Simpson ad un report che veniva discusso in quella sede, in originale e tradotto da me in italiano.

Alan Simpson MP
UK Government Special Advisor on Renewable Energy and Feed-in Tariffs
Introduzione al Report GREEN ENERGIES 100%RENEWABLES BY 2050
di Mae-Wan Ho, Brett Cherry Sam Burcher Peter Saunders

"Let no one be in any doubt about the importance of this report. Take it seriously and this could be the ‘get out of jail’card that Britain, and many other countries, will need to play in avoiding the drift into climate chaos.
The time for transformation is astonishingly short. There is no point in having 2050 targets without a programme that races into this transformation now. Rajendra Pachauri, the head of the International Panel on Climate Change, gives us three years in which to make dramatic switches in the whole way in which we think about energy systems.
Global leaders gathering in Copenhagen will haggle about a 2050 plan that can keep atmospheric carbon dioxide levels within a maximum of 450ppm. They hope it is not a bridge too far for the world’s politicians. The difference between the politics and the science is that the real survival threshold is around 350ppm. We are already beyond this level. Tomorrow’s agenda is not about the slowing down of carbon emissions, it is about how we row back form where we are now.
Many of the renewable energy choices set out in this report are already with us. Some require little more than a hop, skip and a jump to reach them. The trouble is that this leap has to be in a different direction from where we are currently heading. It involves some fundamental breaks from ‘big energy’, big pollution and the waste making society. Treading more lightly on the planet involves a shift into holistic economics which puts back as much - if not
more - than we take out.
The report is a road map for survival. It sets out the science, the technology and the choices for a different future. All it requires is the political will… and that’s where we’re stuck. It invites changes that are as much about power as energy. Most of the choices touched on in the report work best where there is local and public ownership to ensure that the energy system supports sustainable communities rather than global shareholders.
It is not just about empowering the scientists to spell out what can be done. It is about empowering the public to become the drivers of change we can all live with. If we have the sense to act on this report may be we will."

Trad.: Nessuno può mettere in dubbio l'importanza di questo report. Prenderlo seriamente può essere il biglietto della lotteria, per l'Inghilterra e per molte altre nazioni, che dobbiamo giocare per evitare la deriva verso il caos climatico.
Il tempo disponibile per un cambiamento è incredibilmente breve. Non vi è alcun senso nello stabilire degli obiettivi per il 2050, senza avere un programma che persegue questa trasformazione da subito. Rajendra Pachauri, il capo dell' IPCC, ci concede tre anni nei quali fare un completo ripensamento di paradigma del concetto attuale di sistema energetico.
I leaders mondiali che si incontrano a Copenaghen litigheranno sugli obiettivi del 2050 per raggiungere il risultato di limitare il livello di CO2 atmosferica a 450 ppm. Essi sperano che non sia un risultato troppo irrealistico per i politici. La differenza tra politica e scienza è che il vero livello di sopravvivenza climatica sta a 350 ppm. L'abbiamo già superato. L'agenda dell'incontro non riguarda rallentare le emissioni, bensì come fare a remare controcorrente da dove siamo già arrivati.
Molte delle scelte di energia rinnovabile descritte in questo report sono già note. Alcune richiedono solo poco più di un piccolo sforzo per realizzarle. Il problema è che la direzione di questo sforzo è opposta a quella in cui stiamo andando. Ciò comporta un cambiamento radicale dal sistema ad energia/inquinamento/produzione di rifiuti centralizzata. Essere meno invasivi sull'ecosistema comporta un cambiamento verso forme olistiche di economia che ricrea almeno altrettanto, se non di più, di quel che consuma.
Questo report è una strada maestra per la sopravvivenza. Vi viene descritta la scienza, la tecnologia e le scelte per un futuro diverso. Tutto ciò che richiede è la volontà politica...ed è lì che siamo nei guai. Il report raccomanda cambiamenti che hanno a che fare con il potere quanto con l'energia. Molte delle opportunità descritte nel report funzionano meglio dove il controllo è locale e pubblico, in modo da assicurare che il sistema energetico sia compatibile con gli interessi di comunità sostenibili piuttosto che di azionisti globali.
Non si tratta solo di dare agli scienziati la possibilità di spiegare ciò che si può fare. Si tratta di attribuire alla gente la possibilità di diventare essi stessi i fattori di cambiamento per sopravvivere tutti. Se abbiamo il buon senso di agire in questa direzione, forse ce la faremo.

Non si può aggiungere altro...

1 commento:

  1. stamattina avevo appena finito di leggere questo post, sono andata sul sito di Repubblica ed ho trovato questo:
    http://www.repubblica.it/ambiente/2011/09/22/news/land_grabbing-22008415/?ref=HREC1-4

    prima pensavo che la storia fosse ciclica, ora credo sia peggio, non solo l'uomo continua a ripetere le stesse scelte sbagliate, ma si serve della scienza, dell'economia, dell'intera cultura per perpetrarle in modo più efficace..inventiamo nuovi carburanti, ed ecco che abbiam un nuovo pretesto per mandar via persone dal luogo dove son nate e vivono in buona simbiosi con la natura.. si può essere uomini di cultura sapendo di non poterne controllare l'uso?

    non so se si può davvero continuare ad essere ottimisti.. di certo non mi voglio nascondere sottto una coperta ogni giorno più stretta per non veder quel che accade...d'altra parte se le voci autorevoli non vengono nemmeno ascoltate, non so quale sia la speranza per noi di agire concretamente.

    ora torno a studiare, o meglio a cercar risposte e nuove domande, il resto si vedrà

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