lunedì 5 settembre 2011

La fiducia che non c'è

Anche oggi assistiamo all'ennesimo balletto autolesionistico delle dichiarazioni di sfiducia, da parte dell'opposizione, come è sua consuetudine, anche se in momenti tanto drammatici mi piacerebbe vedere maggior senso di responsabilità. Le dichiarazioni odierne di Draghi poi, ancorché formalmente e tecnicamente ineccepibili, sembrano gettare altra benzina sul fuoco, non si capisce a che scopo. Il prossimo presidente della BCE non ha bisogno di mettere le mani avanti o di crearsi una reputazione. Ne ha già una molto buona, che rischia di sporcare prima di iniziare il suo incarico europeo. Ovvio che la speculazione si butta su ogni occasione di guadagnare, sia in rialzo che ancor più odiosamente in perdita. Le nostre istituzioni sembrano del tutto impotenti ad arginare il fenomeno. Eppure il buon senso spingerebbe a prendere una misura drastica, ma efficace: limitare la variazione giornaliera negativa o positiva di qualsiasi titolo ad una percentuale compatibile con l'efficace eliminzione di chi gioca sul panico. Se un titolo ha un valore realistico, esso non può cambiare molto da un momento all'altro. Perché non lo si fa e si continua a piangere sui soldi di capitalizzazione bruciati? Evidentemente, quando il valore aumenta in modo altrettanto anomalo, fa comodo a tutti. Il particolare odioso della storia è che il piccolo risparmiatore quasi mai partecipa ai vantaggi del rialzo, ma subisce gran parte del danno delle perdite.

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