mercoledì 21 dicembre 2011

Ma il lavoro dov'è?

Ritengo che sia giusto allungare l'età della pensione anche oltre i termini indicati dalla recente manovra, purché questo venga fatto garantendo lavoro qualificato anche a quell'età. Da anni viceversa si sta incentivando l'allontanamento degli over 50, sia per il loro maggior costo che per la minore capacità di adeguarsi a nuovi strumenti. Questo fenomeno non ha tuttavia favorito l'ingresso di giovani preparati, che anzi sono stati inquadrati in modo improprio, con contratti a termine che hanno prodotto una generazione di precari impossibilitati a programmare il proprio futuro. In questo modo miope di gestire il mercato del lavoro, si sono perse di vista le vere priorità di un Paese moderno, la cui economia non è più basata solo sulla produzione di beni materiali, ma essenzialmente sul terziario avanzato e sulla generazione di know-how. Molte aziende hanno imboccato la scorciatoia della delocalizzazione delle attività produttive, disfacendosi di manodopera qualificata, senza rendersi conto che se a livello tattico tale politica poteva avere dei vantaggi, a livello strategico avrebbe comportato il rischio di sparire dal mercato, per effetto della concorrenza dei Paesi emergenti. Ciò si è puntualmente verificato e l'Italia, da Paese manifatturiero per eccellenza, è diventata sempre meno rilevante, incapace di sostiture con qualcosa di nuovo la perdita di lavoro industriale. Non si può attribuire ai soli industriali la responsabilità di questo risultato, anche se sarebbe difficile non vederne i limiti culturali e la generalizzata mancanza di scrupoli. La mancata programmazione di lungo periodo è innanzi tutto colpa imputabile ad una classe politica concentrata sul consenso immediato, senza il coraggio di attuare politiche coraggiose di lungo respiro. Il nostro Paese ha le capacità e le caratteristiche geografiche per diventare un esempio di civiltà post-industriale, di sviluppo armonico basato su risorse locali e rinnovabili, imboccando un paradigma nuovo, che privilegi qualità e valori umani, invece che quantità e consumo compulsivo.
Nella recente manovra di un governo tecnico dichiaratamente di emergenza non ho visto alcuna inversione di tendenza, rispetto alla miopia del passato. Questo, oltre ai pesanti sacrifici chiesti ai soliti contribuenti noti, non depone a favore dei salvatori della patria. Mi auguro che arrivi presto un segno, se non si vuole affondare definitivamente verso il terzo mondo.

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