sabato 6 aprile 2013

Quando la disperazione uccide

La tragedia che si è consumata a Civitanova Marche è purtroppo l'ennesima provocata dalla disperazione e dalla mancanza di prospettive e fiducia nel futuro. Persone che hanno lavorato duramente tutta la vita, che pensavano di aver finalmente raggiunto il meritato riposo, sono state buttate senza alcun riguardo in un limbo nel quale non è loro permesso di continuare a lavorare, pur essendone ancora capaci, né percepire come pensione i mezzi per il proprio sostentamento. Questo pasticcio nasce innanzi tutto dalla scarsa conoscenza del mondo del lavoro, o meglio dalla sua conoscenza limitata al mondo delle grandi imprese strutturate e dei sindacati, dimenticando tutti gli altri, piccoli artigiani, loro dipendenti, professionisti per necessità, precari del lavoro. A tutti questi, privi di qualsiasi tutela, viene in sostanza detto: arrangiatevi. Se hanno avuto la lungimiranza e la fortuna di mettere da parte un po' di risparmi, se ne stanno buoni e lesinano sul quotidiano, ma anche per loro il futuro sembra sempre più incerto. Quelli invece che non hanno avuto altrettanta fortuna o capacità hanno solo due alternative: togliersi di mezzo o ribellarsi. In entrambi i casi, la società se ne deve vergognare e coloro che ancora oggi continuano a brigare e cavillare a Roma sono i diretti responsabili di queste tragedie, anche se ipocritamente vanno ai funerali.

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