lunedì 3 ottobre 2011

La terza via tra indifferenza e violenza

Di certo, non riesco più a restare indifferente, sotto la gragnuola di cattive notizie e di comportamenti inconseguenti che si verificano ormai con regolarità. Per restare ai problemi nazionali, l'inerzia e l'insipienza della nostra intera classe dirigente, politica ed economica, provoca e perpetua il sostanziale  stallo del sistema-Paese di fronte a ciò che avviene a livello globale. Subiamo passivamente le conseguenze socio-economiche, senza la benché minima idea o proposta per governarle con efficacia.

   Ad esempio, i flussi migratori verso il nostro Paese, anziché essere utilizzati come occasione di rimedio alla scarsa natalità interna, vengono demonizzati e considerati come un pericolo per il nostro benessere, impedendo in tal modo di integrare, con l'insegnamento in primis della lingua Italiana e dell'educazione civica, come si fa in molti Paesi occidentali, immigrati che hanno molta più voglia di mettersi in gioco di noi. Come dire, abbiamo solo i costi di mantenimento di una massa di persone molte delle quali clandestine, senza avere alcun vantaggio dal lavoro che potenzialmente esse potrebbero svolgere alla luce del sole, se fossero integrate nella legalità. Un progetto serio di alfabetizzazione ed istruzione primaria a questa gente fornirebbe lavoro ad alcune decine di migliaia di insegnanti e sono convinto che molti pensionati sarebbero più che disposti a fornire gratuitamente la propria opera per un simile progetto. Non si tratta quindi di scarsità di risorse, bensì di miopia, di non sapere guardare oltre un limitatissimo orizzonte temporale, dell'incapacità cronica di disegno strategico,  tipicamente Italiana.

   Oggi si discute di un sistema elettorale che ha consentito di mandare in Parlamento una classe politica corrotta ed incapace, si sono raccolte oltre un milione di firmi per abrogare una legge elettorale da tutti considerata indegna di un Paese civile, ma si dimentica di dire che l'abrogazione della legge attuale ripristina la precedente, che per anni non ha permesso al Paese di essere governato da maggioranze stabili, ponendo la sopravvivenza del governo nelle mani di minoranze marginali, ma determinanti.
Una legge elettorale sulla quale tutte le forze politiche siano d'accordo è oggi impossibile da approvare, data la contrapposizione tra maggioranza ed opposizione. Non ci possiamo aspettare che i nostri politici pensino al bene del Paese, dopo le innumerevoli dimostrazioni del contrario.
Il buonsenso vorrebbe che si decida prima quale Parlamento e quali funzioni esso debba svolgere, attraverso un plebiscito generale, da cui esca una nuova costituente, adatta ai tempi, che spazzi via le stratificazioni di potere e sottopotere che si sono accumulate in 60 anni di vita repubblicana. Un simile processo potrebbe essere attuato utilizzando i mezzi di informazione bidirezionali già presenti e diffusi nel Paese. Non ho sentito neanche i partiti più radicali proporre qualcosa del genere, perché evidentemente sta bene a tutti lo status quo. L'iniziativa non può che essere presa dalla gente.

  Mi indignano anche le recenti prese di posizione di Confindustria e di alcuni suoi epitomi, pronti a predicare bene, ma dediti a razzolare male, arraffando a piene mani aiuti di Stato e finanziamenti, che non producono se non risultati marginali e spesso di brevissimo periodo, o tanto patrioti da aver spostato, per profitti spesso solo apparentemente più alti, la maggior parte delle loro operazioni in altri Paesi.  Nessuno di costoro riesce a compiere una seria analisi di sistema, da cui emergerebbe in modo chiaro che il modello economico su cui si è basato finora il loro benessere, più consumo e più produzione, è aberrante e non sostenibile, ma va sostituito quanto prima da un modello di vita basato sulla qualità, sull'equilibrio con l'ambiente, sulla gioia di vivere della gente. Ciò comporterebbe minori profitti per loro e maggiore egualglianza, quindi non è da quella parte che un simile modello verrà proposto.

Chi dunque può modificare lo status quo, se non la gente comune, trovando forme di aggregazione dinamiche, lontane dalla logica dei partiti e delle fedi politiche, fondate sulla coincidenza di intenti per singole iniziative? Ognuno di noi può fare molto in questa direzione, non avendo timore di manifestare, condividere e contribuire con idee ed opere concrete in seno alla comunità, evitando sia indifferenza che violenza, entrambe così diffuse nella vita di tutti i giorni ed in alcuni casi, così incomprensibili per ferocia e mancanza di limiti morali.

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